martedì 30 aprile 2013

Nel vivo la nuova corsa all’Africa

– Tony Busselen - Tradotto da Centro di Cultura e Documentazione Popolare Intervista a Raf Custers Sin dai tempi coloniali, chi cerca materie prime può fare ciò che vuole in Africa, praticamente senza ostacoli. Dopo la decolonizzazione, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale hanno indebolito molti stati imponendo riforme strutturali. Oggi, tuttavia, alcuni governi africani cercano di resistere. In epoca coloniale, l’Africa era conosciuta come un fornitore di materie prime. Oggi, il continente appare particolarmente sopraffatto da povertà, guerra, dittatori corrotti e signori della guerra. Tuttavia, Raf Custers ha sentito che questo era il momento giusto per scrivere un libro sulle grandi società minerarie e le materie prime in Africa. Raf Custers. E’ iniziato nel 2007 con un rapporto della UNCTAD (l’agenzia delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo, ndr) che rivelava la crescita dell’estrazione mineraria. Era una novità perché nei due decenni precedenti, i prezzi delle materie prime erano bassi e gli investimenti erano scarsi. La controtendenza era alimentata soprattutto dal fabbisogno crescente di materie prime dei paesi emergenti, Brasile, Russia, India e Cina, che si volgevano tra gli altri verso l’Africa. Per questo motivo abbiamo anche parlato di una nuova corsa all’Africa da parte delle società minerarie più importanti. L’Africa deve quindi aspettarsi una seconda ondata di colonizzazione? Raf Custer Questa è già in corso da tempo. E’ iniziata nel 1980 e 1990 con le riforme imposte ai paesi africani da parte della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. Non veniva ancora chiamata austerità ma aggiustamento strutturale. Ma il risultato è lo stesso: il governo ha dovuto dimagrire e gli investitori privati hanno potuto agire in piena libertà. Sappiamo che queste riforme sono state un flop. È per questo che si sente sempre più spesso in Africa, levarsi voci che reclamano una seconda indipendenza. Cosa significavano queste riforme in pratica? In Mali, per esempio, le aziende private avrebbero sfruttato le miniere d’oro, anche se si trattava in effetti di saccheggio. Paesi come Zambia e Zaire sono stati costretti a spezzettare le loro grandi società minerarie e trasformarle in decine di joint venture in cui gli investitori privati occidentali erano padroni. Ovunque, questi contratti sono stati molto vantaggiosi per le società minerarie. Per anni, sono state esenti da imposte e hanno pagato solo modeste royalties (una percentuale sulle entrate versate alle autorità dal concessionario, ndr). Inoltre hanno impiegato relativamente poca gente. I paesi ricchi di materie prime sono spesso molto poveri. Gli stati africani non sono i primi responsabili della maledizione delle materie prime? Un paese come il Congo è un tipico esempio di ciò che può portare l’aggiustamento strutturale. Lo stato è ridotto a una specie di scheletro dotato di un apparato impotente. Le grandi multinazionali godono di una libertà enorme, mentre l’amministrazione non ha nulla. Un esempio: nel bacino del fiume Congo, si possono costruire centinaia di micro-dighe per produrre elettricità. Nel 1990, fu fatto un inventario di questi luoghi. Ma la società elettrica nazionale, ad oggi non ha che una sola copia di questo inventario. Cosa può fare una simile amministrazione di fronte al privato? Le imprese fanno quello che vogliono. Prendiamo il Mali, dove ci sono miniere d’oro. Lo stesso ministro delle finanze ha ammesso che il governo non sapeva quanto minerale viene esportato dalle multinazionali… Ma così non si scagionano le élite locali? In Congo, l’ex dittatore Mobutu è la base della corruzione. Non si deve dimenticare che era un amico degli Stati Uniti durante la guerra fredda contro l’influenza dell’URSS. Nei primi anni del 1980, ha liberalizzato i settori chiave dell’economia. La sua indicazione era letteralmente: “Sbrigatevela”. Il settore informale si è espanso fortemente. Ogni possibile rete è attiva, infiltrando ciò che resta dello stato, dell’amministrazione, dell’esercito, ecc. L’Occidente sta cercando di riprendere il controllo ma la maggior parte delle pressioni occidentali determinano un ripiegamento delle reti su se stesse. Ciò che si vede in superficie è una cosa, quel che accade al di sotto, è tutta un’altra cosa. La paragono a una partita a scacchi, su una scacchiera a sei lati e quattro piani dove giocatori visibili e invisibili spostano i loro pezzi contemporaneamente. In Congo, alcuni attori privati sono diventati immensamente ricchi, mentre la gente vive in condizioni di povertà. Le cose sono cambiate sul piano sostanziale dall’epoca di Mobutu? Mobutu fu rovesciato da una rivolta popolare, ma il sistema non scomparve contestualmente. Inoltre, successivamente scoppiò una guerra. Il Congo ha vissuto quasi dieci anni di conflitti, con ribellioni alimentate dall’esterno. Come avere il controllo su un tale caos? Come prendere le reti corrotte? Il presidente precedente, Laurent-Désiré Kabila aveva cercato di farlo alla fine del 1990. Gli Stati Uniti erano al culmine della loro potenza. I mobutisti non sono mai del tutto scomparsi e Kabila fu stato assassinato. Joseph Kabila successe al padre. E’ riuscito a stare in questa cesta di granchi, dove sono sopravvissute in parte, necessariamente, le stesse pratiche. Ma sotto la sua guida, il Congo progredisce. Si scontra con il potere delle grandi società minerarie, ha fatto modificare contratti minerari, cerca di agire in piena sovranità contro l’autorità dell’Occidente. Questo dà dei risultati. Il Congo oggi produce rame trenta volte più di dieci anni fa. Lo stato gode di un maggior gettito. L’ultimo rapporto dell’EITI, l’iniziativa che mira a rendere visibile il flusso di denaro tra le società minerarie e lo stato, la dice lunga in proposito. Nel 2010, lo Stato ha ricevuto 875 milioni di dollari dalle imprese, il doppio rispetto al 2007. La percezione è un miglior funzionamento e che ci siano minori perdite di denaro nel sistema. I giocatori di scacchi invisibili continuano a sabotare ogni progresso, ma ci sono meno giocatori rispetto dieci anni fa. Io vedo la situazione migliorare, e non sono l’unico. Raf Custers, I cacciatori di materie prime (neerlandese), Ed. EPO, 2013 Per concessione di Resistenze.org Fonte: http://www.ptb.be/index.php?id=1326&tx_ttnews[tt_news]=34146&cHash=0b46cca6ef567ca14743eb694a5b7191 Data dell’articolo originale: 26/03/2013 URL dell’articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=9556