domenica 7 luglio 2013

Come mai la Banca d’Italia appartiene alle banche private, quelle stesse banche che dovrebbe controllare?

Insomma, se anche IlFattoQuotidiano comincia a sguinzagliare i suoi giornalisti per chiedere“Come mai la Banca d’Italia appartiene alle banche private, quelle stesse banche che dovrebbe controllare?“, vuol dire che le cose stanno cambiando, e, lasciatemelo dire, possiamo essere orgogliosi perchè, se l’informazione ufficiale non può più ignorare certi temi, che fino a poco tempo fa erano rigorosamente tabù, un po’ di merito, noi tutti del web, che linkiamo, postiamo, condividiamo, e ogni tanto usciamo in convegni, o andiamo a fare domande scomode (come il mitico Daniele di Luciano in una famosa occasione, dove Travaglio ha detto delle cose che secondo me farebbe bene a vergognarsi di aver detto, vedi video sotto), beh, dicevo, un po’ di merito ce l’abbiamo. (a proposito, Travaglio cosa farà? Dirà che si era sbagliato? Stiamo a vedere…)
E questo dimostra che, anche se non in forma lampante, la nostra lotta sta avendo successo, e dobbiamo continuare così.
Se poi anche la vicina Serbia (*) privatizza, o comunque mette sotto controllo stretto,  la Banca centrale, allora la diga sta veramente per scoppiare e sarà bene cohe cominciamo a pensare ad una nuova economia, ad una nuova politica, una nuova forma di convivenza sociale più equa e a misura d’uomo.
In Serbia il Governo ha capito: bisogna riformare il sistema bancario dissociandosi dal modello bancario europeo. Si dimette per protesta il governatore della Banca Centrale Serba, Dejan Soskic. Il suo mandato sarebbe scaduto nel 2016.
La prima vera grande reazione politica a questa dittatura bancaria parte proprio dai Balcani, con la legge serba appena varata che limita fortemente l’indipendenza della Banca Centrale.Una notizia passata in sordina tra le notizie flash che i grandi quotidiani hanno copincollato dalle agenzie di stampa.
La cosa ancora più preoccupante è che la notizia sarebbe stata totalmente ignorata se il Fondo monetario Internazionale (FMI) non avesse deciso di esprimere pubblicamente la sua contrarietà alla legge varata dal nuovo esecutivo guidato dal premier socialista Ivica Dacic.
Ma la situazione serba ci riguarda da vicino, non solo perché si trova poco distante dal nostro paese, ma anche perché è situata in un polo strategico tra i paesi di confine dell’Europa stessa, non troppo distante dalla Grecia.Insomma la Serbia è ormai una spina nel fianco per la BCE che potrebbe causare delle fortissime repressioni qualora venisse a compromettere l’intero sistema bancario europeo. Il rischio di contagio è infatti altissimo. Questo partirebbe dalla serbia per giungere poi in Grecia, poi in Italia e in Spagna per poi diffondersi in tutta l’Europa.
E dunque, quali sono le colpe di questo nuovo governo socialista Serbo? La colpa in sostanza è di aver legiferato in modo da limitare il potere della Banca centrale serba a vantaggio del paese e delle ingerenze dell’economia reale. Grazie alla nuova legge approvata questa mattina, il Parlamento serbo, guidato da un governo socialista, supervisionerà tutti i provvedimenti e le azioni della Banca Centrale serba intervenendo quando necessario.
La politica monetaria del vecchio governatore della banca centrale serba, il filo-europeista Dejan Soskic, era stata infatti giudicata “troppo restrittiva per il paese“.Si è trattato quindi di un atto di tutela verso il paese stesso che però la stampa ha presentato come un problema per la stabilità bancaria europea e serba, che ha fatto drizzare le orecchie sia alla BCE sia al FMI. Qualcuno insomma, dalla periferia, ha osato sfidare sua maestà: la Banca Centrale Europea.
Fonte http://www.stampalibera.com/?p=64136#more-64136

USA, diritto all'anonimato anche per chi condivide file

Utilizzare BitTorrent è una forma di espressione garantita dalla Costituzione: i dati personali degli utenti non possono essere svelati.
L'anno scorso, durante una causa intentata dalla casa produttrice di film per adulti AF Holdings per questioni di pirateria via BitTorrent, diversi provider si erano visti obbligare da un giudice a rivelare i dettagli personali di oltre 1.000 utenti coinvolti nella vicenda. Prima di obbedire gli ISP - Verizon, AT&T, Time Warner e Cox - hanno deciso di ricorrere in appello, richiesta presa in considerazione nello scorso mese di maggio. I provider affermavano che la decisione del giudice di concedere l'accesso ai dati di oltre 1.000 persone all'interno di un unico procedimento legale era contrario alla stragrande maggioranza di decisioni prese di recente in casi analoghi.Ora agli sforzi dei provider si sono aggiunti quelli di alcune associazioni per i diritti civili, quali la Electronic Frontier Foundation, l'American Civil Liberties Union, Public Citizen e Public Knowledge. Costoro hanno scritto e firmato insieme un memoriale consegnata alla corte quali amici curiae, che è ora stato accettato dal tribunale e nel quale mostrano come sempre più giudici stiano emanando sentenze contro i detentori del copyright che pretendono i dati dei condivisori. «La marea sta cambiando, poiché i giudici in tutto il Paese si stanno rendendo conto che questi procedimenti sono essenzialmente uno piano di estorsione» hanno scritto le associazioni, che sono quindi passate ad argomentare. Cuore della loro obiezione è il fatto che anche l'atto di condividere materiale tramite BitTorrent è protetto dal Primo Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, ossia quello che garantisce la libertà di parola. Rivelare le identità di coloro che utilizzano BitTorrent - sostengono la EFF e gli altri - significherebbe violare il diritto a esprimere le proprie opinioni restando nell'anonimato, che si estenderebbe anche alle comunicazioni via Internet. «L'utilizzo di BitTorrent per scegliere e condividere film è una forma di espressioni e, perciò, è protetta dal Primo Emendamento» scrivono le associazioni, punto di vista peraltro condiviso da alcuni giudici chiamati a decidere su casi analoghi.Per questa ragione le associazioni chiedono che le richieste di AF Holdings non vengano esaudite: occorrono delle prove certe che il reato di cui le oltre mille persone coinvolte sono state accusate sia davvero stato commesso prima di poter ottenere i loro dati personali. Fonte : http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=19523

Il piano kalergi ovvero il genocidio dei popoli europei

L’immigrazione di massa è un fenomeno le cui cause sono tutt’oggi abilmente celate dal Sistema e che la propaganda multietnica si sforza falsamente di rappresentare come inevitabile. Con questo articolo intendiamo dimostrare una volta per tutte che non si tratta di un fenomeno spontaneo. Ciò che si vorrebbe far apparire come un frutto ineluttabile della storia è in realtà un piano studiato a tavolino e preparato da decenni per distruggere completamente il volto del Vecchio continente. LA PANEUROPA Pochi sanno che uno dei principali ideatori del processo d’integrazione europea fu anche colui che pianificò il genocidio programmato dei popoli europei. Si tratta di un oscuro personaggio di cui la massa ignora l’esistenza, ma che i potenti considerano come il padre fondatore dell’Unione Europea. Il suo nome è Richard Coudenhove Kalergi. Egli muovendosi dietro le quinte, lontano dai riflettori, riuscì ad attrarre nelle sue trame i più importanti capi di stato, che si fecero sostenitori e promotori del suo progetto di unificazione europea. [nbnote]Tra i suoi seguaci della prima ora si incontrano i politici cechi Masarik e Benes, così come il banchiere Max Warburg che ha messo a sua disposizione i primi 60.000 marchi. Il cancelliere austriaco Monsignor Ignaz Seipel e il successivo presidente austriaco Karl Renner si incaricarono successivamente di guidare il movimento Paneuropa. Kalergi stesso indicava che alti politici francesi approvavano il suo movimento per reprimere la ripresa della Germania. Così il primo ministro francese Edouard Herriot e il suo governo, come i leaders britannici di tutti gli ambiti politici e, tra loro, il redattore capo del Times, Noel Baker, caddero nelle macchinazioni di questo cospiratore. Infine riuscì ad attrarre Winston Churchill. Nello stesso anno, quello che più tardi si trasformerà nel genocida ceco di 300.000 tedeschi dei Sudeti, Edvard Benes, fu nominato presidente onorario. Egli ha finora quasi disconosciuto Kalergi, ma negoziava anche con Mussolini per restringere il diritto di autodeterminazione degli austriaci e favorire ancora di più le nazioni vittoriose, ma fallì. Nell’interminabile lista degli alti politici del XX secolo, c’è da menzionare particolarmente Konrad Adenauer, l’ex ministro della giustizia spagnolo, Rios, e John Foster Dulles (EEUU). Senza rispettare i fondamenti della democrazia e con l’aiuto del New York Times e del New York Herald Tribune, Kalergi presentò al Congresso Americano il suo piano. Il suo disprezzo per il governo popolare lo manifestò in una frase del 1966, nella quale ricorda la sua attività del dopoguerra: << I successivi cinque anni del movimento Paneuropeo furono dedicati principalmente a questa meta: con la mobilitazione dei parlamenti si trattava di forzare i governi a costruire la Paneuropa >>. Aiutato da Robert Schuman, ministro degli esteri francese, Kalergi riesce a togliere al popolo tedesco la gestione della sua produzione dell’acciaio, ferro e carbone e la trasferisce a sovranità sovranazionale, ossia antidemocratica. Appaiono altri nomi: De Gasperi, il traditore dell’autodeterminazione dei tirolesi del sud, e Spaak, il leader socialista belga. Finge di voler stabilire la pace tra il popolo tedesco e quello francese, attraverso gli eredi di Clemenceau, quelli che idearono il piano genocida di Versailles. E negli anni venti sceglie il colore azzurro per la bandiera dell’Unione Europea. Il ruolo guida di Kalergi nella creazione dell’Europa multiculturale e nella restrizione del potere esecutivo dei parlamenti e dei governi, è evidente ai giorni nostri, e si palesa col conferimento del premio “Coudenhove Kalergi” dal cancelliere Helmut Kohl come ringraziamento per seguire questo piano, così come l’elogio e l’adulazione del potente personaggio da parte del massone e polito europeo il primo ministro del Lussemburgo, Junker. Nel 1928 si aggiunsero celebri politici e massoni francesi: Leon Blum (più tardi primo ministro), Aristide Briand, E. M. Herriot, Loucheur. Tra i suoi associati si incontrava gente molto diversa come lo scrittore Thomas Mann e il figlio del Kaiser, Otto d’Asburgo. Tra i suoi promotori, a parte i già menzionati Benes, Masarik e la banca Warburg, si incontrava anche il massone Churchill, la CIA, la loggia massonica B’nai B’rith, il “New York Times” e tutta la stampa americana. Kalergi fu il primo a cui fu assegnato il premio Carlomagno nella località di Aachen; e quando lo ricevette Adenauer, Kalergi era presente. Nel 1966 mantiene i contatti con i suoi collaboratori più importanti. Tutti coloro che sono stati insigniti di questo premio fanno parte del circolo di Kalergi e della massoneria, o si sforzarono di rappresentare gli interessi degli USA in Germania. Nell’anno 1948 Kalergi riesce a convertire il “Congresso degli europarlamentari” di Interlaken in uno strumento per obbligare i governi a tornare a occuparsi della “questione europea”, vale a dire, a realizzare il suo piano. Proprio allora si fonda il Consiglio europeo e in cima alla delegazione tedesca troviamo Konrad Adenauer appoggiato dalla CIA. (Gerd Honsik, “Il Piano Kalergi”)[/nbnote] Nel 1922 fonda a Vienna il movimento “Paneuropa” che mira all’instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale basato su una Federazione di Nazioni guidata dagli Stati Uniti. L’unificazione europea avrebbe costituito il primo passo verso un unico Governo Mondiale. Con l’ascesa dei fascismi in Europa, il Piano subisce una battuta d’arresto, e l’unione Paneuropea è costretta a sciogliersi, ma dopo la Seconda Guerra Mondiale Kalergi, grazie ad una frenetica e instancabile attività, nonché all’appoggio di Winston Churchill, della loggia massonica B’nai B’rith e di importanti quotidiani come il New York Times, riesce a far accettare il suo progetto al Governo degli Stati Uniti.
L’ESSENZA DEL PIANO KALERGI Nel suo libro «Praktischer Idealismus», Kalergi dichiara che gli abitanti dei futuri “Stati Uniti d’Europa” non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale. Egli afferma senza mezzi termini che è necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’elite al potere. «L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità». [nbnote] Kalergi, Praktischer Idealismus [/nbnote] Ecco come Gerd Honsik descrive l’essenza del Piano Kalergi Kalergi proclama l’abolizione del diritto di autodeterminazione dei popoli e, successivamente,l’eliminazione delle nazioni per mezzo dei movimenti etnici separatisti o l’immigrazione allogena di massa. Affinchè l’Europa sia dominabile dall‘elite, pretende di trasformare i popoli omogenei in una razza mescolata di bianchi, negri e asiatici. A questi meticci egli attribuisce crudeltà, infedeltà e altre caratteristiche che, secondo lui, devono essere create coscientemente perché sono indispensabili per conseguire la superiorità dell‘elite. Eliminando per prima la democrazia, ossia il governo del popolo, e poi il popolo medesimoattraverso la mescolanza razziale, la razza bianca deve essere sostituita da una razza meticcia facilmente dominabile. Abolendo il principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge e evitando qualunque critica alle minoranze con leggi straordinarie che le proteggano, si riuscirà a reprimere la massa. I politici del suo tempo diedero ascolto a Kalergi, le potenze occidentali si basarono sul suo piano e le banche, la stampa e i servizi segreti americani finanziarono i suoi progetti. I capi della politica europea sanno bene che è lui l’autore di questa Europa che si dirige a Bruxelles e a Maastricht. Kalergi, sconosciuto all’opinione pubblica, nelle classi di storia e tra i deputati è considerato come il padre di Maastricht e del multiculturalismo. La novità del suo piano non è che accetta il genocidio come mezzo per raggiungere il potere, ma che pretende creare dei subumani, i quali grazie alle loro caratteristiche negative come l’incapacità e l’instabilità, garantiscano la tolleranza e l’accettazione di quella “razza nobile”. [nbnote]Honsik, op.cit.[/nbnote]
DA KALERGI AI NOSTRI GIORNI Benché nessun libro di scuola parli di Kalergi, le sue idee sono rimaste i principi ispiratori dell’odierna Unione Europea. La convinzione che i popoli d’Europa debbano essere mescolati con negri e asiatici per distruggerne l’identità e creare un’unica razza meticcia, sta alla base di tutte le politiche comunitarie volte all’integrazione e alla tutela delle minoranze. Non si tratta di principi umanitari, ma di direttive emanate con spietata determinazione per realizzare il più grande genocidio della storia. In suo onore è stato istituito il premio europeo Coudenhove-Kalergi che ogni due anni premia gli europeisti che si sono maggiormente distinti nel perseguire il suo piano criminale. Tra di loro troviamo nomi del calibro di Angela Merkel o Herman Van Rompuy.
La Società Europea Coudenhove-Kalergi ha assegnato alla Cancelliera Federale Angela Merkel il Premio europeo nel 2010
Il 16 novembre 2012 è stato conferito al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy il premio europeo Coudenhove-Kalergi 2012 durante un convegno speciale svoltosi a Vienna per celebrare i novant’anni del movimento paneuropeo. Alla sue spalle compare il simbolo dell’unione paneuropea: una croce rossa che sovrasta il sole dorato, simbolo che era stato l’insegna dei Rosacroce. L’incitamento al genocidio è anche alla base dei costanti inviti dell’ONU ad accogliere milioni di immigrati per compensare la bassa natalità europea. Secondo un rapporto diffuso all’inizio del nuovo millennio, gennaio 2000, nel rapporto della “Population division” (Divisione per la popolazione) delle Nazioni Unite a New York, intitolato: “Migrazioni di ricambio: una soluzione per le popolazioni in declino e invecchiamento, l’Europa avrebbe bisogno entro il 2025 di 159 milioni di immigrati. Ci si chiede come sarebbe possibile fare stime così precise se l’immigrazione non fosse un piano studiato a tavolino. È certo infatti che la bassa natalità di per sé potrebbe essere facilmente invertita con idonei provvedimenti di sostegno alle famiglie. È altrettanto evidente che non è attraverso l’apporto di un patrimonio genetico diverso che si protegge il patrimonio genetico europeo, ma che così facendo se ne accelera la scomparsa. L’unico scopo di queste misure è dunque quello di snaturare completamente un popolo, trasformarlo in un insieme di individui senza più alcuna coesione etnica, storica e culturale. In breve, le tesi del Piano Kalergi hanno costituito e costituiscono tutt’oggi il fondamento delle politiche ufficiali dei governi volte al genocidio dei popoli europei attraverso l‘immigrazione di massa. G. Brock Chisholm, ex direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dimosta di avere imparato bene la lezione di Kalergi quando afferma: «Ciò che in tutti i luoghi la gente deve fare è praticare la limitazione delle nascite e i matrimoni misti (tra razze differenti), e ciò in vista di creare una sola razza in un mondo unico dipendente da un’autorità centrale»[nbnote] «USA Magazine», 12/08/1955 [/nbnote]
CONCLUSIONE Se ci guardiamo attorno il piano Kalergi sembra essersi pienamente realizzato. Siamo di fronte ad una vera terzomondializzazione dell’Europa. L’assioma portante della “Nuova civiltà” sostenuta dagli evangelizzatori del Verbo multiculturale, è l’adesione all’incrocio etnico forzato. Gli europei sono naufragati nel meticciato, sommersi da orde di immigrati afro-asiatici. La piaga dei matrimoni misti produce ogni anno migliaia di nuovi individui di razza mista: i “figli di Kalergi”. Sotto la duplice spinta della disinformazione e del rimbecillimento umanitario operato dai mezzi di comunicazione di massa si è insegnato agli europei a rinnegare le proprie origini, a disconoscere la propria identità etnica. I sostenitori della Globalizzazione si sforzano di convincerci che rinunciare alla nostra identità è un atto progressista e umanitario, che il “razzismo” è sbagliato, ma solo perché vorrebbero farci diventare tutti come ciechi consumatori. È più che mai necessario in questi tempi reagire alle menzogne del Sistema, ridestare lo spirito di ribellione negli europei. Occorre mettere sotto gli occhi di tutti il fatto che l’integrazione equivale a un genocidio. Non abbiamo altra scelta, l’alternativa è il suicidio etnico: il piano Kalergi. Di Gianni Fraschetti Fonte : http://informare.over-blog.it/article-il-piano-kalergi-ovvero-il-genocidio-dei-popoli-europei-118236472.html

Tutto questo è Capitalismo

Certo tutto questo è capitalismo!. E lo sfruttamento assume forme e dimensioni a seconda della lotta di classe e la fase attuale sta modificando profondamente la struttura stessa della composizione della classe e del vivere quotidiano dei singoli individui, l’evoluzione sia in quantità che in qualità dei consumi individuali e delle famiglie. Le modificazioni attuali , in progress e quelle che verranno non hanno uguali nella storia moderna sia in termini relativi quantitativi che di progressività qualitativa Tutto questo si può evincere leggendo i dati del rapporto annuale BES(benessere equo e sostenibile ) 2013 dell’ISTAT, che certo non si può dire asettico o obbiettivo, ma sicuramente non dal punto di vista della classe degli sfruttati. I dati dimostrano l’accelerazione all’impoverimento e alla riduzione nei consumi cosi detti di prima necessità, viveri e abbigliamento, ma sopratutto l’allargamento, la proletarizzazione in termini marxisti, dei ceti ex medi e medio bassi. Il diffferenziale fra famiglie agiate e quelle impverite aumenta in maniera vertiginosa, allargato e secondi con una diminuzione in termini numerici e di affollamento per i primi. Tutto questo è capitalismo ? Si certo! ma una nuova e diversa faccia del capitalismo! Una nuova fase con la finarizzazione del capitalismo produttivo, e con l’inversione e capovolgimento alla guida del capitalismo. La nuova fase vede la finanza e gli istituti finanziari che dettano legge, tempi,modi , termini nello sfruttamento delle risorse sia in termini umani che della natura e il capitalismo produttivo a ruota , cinghia di trasmissione con lo spostamento del plus valore dai secondi prodotto e trasferito in termini di rendita finanziaria. Una lotta prima di tutto fra capitalisti che vede la classe degli sfruttati come merce e terreno di scontro. E in questo scontro la voce politica e di classe è del tutto scomparsa tutta sussunta ai bisogni e agli interessi del capitale in qualunque forma essi si presentano. Tutto passa dal politico al naturale, alla inevitabilità dei sacrifici, e dell’impoverimento. E in questo ci sta tutto anche l’altro dato . Mai come nell’anno 2012 l’export italiano per 1000 prodotti è il quarto in termini mondiali, dopo Cina, USA Germania ( non in quest’ordine) I prodotti vanno dall’abbigliamento (27%), l’informatica (24%), il grocery (18%), il turismo (13%), le assicurazioni (12%), l’editoria (4%),il Mobile( +160%),macchine utensili, (1,3%) ecc ecc . Un dato questo che dovrebbe far riflette su come siano “naturali ed inevitabili ” gli strumenti economici e tecnici messi in opera per fronteggiare la crisi. Di fronte ad un mercato interno asfittico, con aziende che chiudono per mancanza di consumi le aziende esportatrici aumentano il loro fatturato. Cioè la diminuzione in termini relativi e assoluti di salario e condizioni di vita è utilizzata non per sanare il debito pubblico ( sventolato come causa di tutti i mali che infatti non diminuisce ma anzi va sempre piu aumentando) , ma per favorire in termini economici l’esportazione e impedire che i nostri partner possano esportare nel nostro paese ( meno salario meno possibilità di consumi sia per le nostre aziende , ma sopratutto per quelle straniere) E l’aumento di export non si traduce , anche volendo in minima parte con un aumento per i lavoratori impiegati in quei settori, ma tutto in profitto o meglio in rendita finanziaria per quelle banche e istituti di credito che hanno finanziato quelle imprese. In altri termini il plusvalore prodotto passa fra le mani dei capitalisti produttivi per finire sotto forma di rendita negli istituti di credito. E’ questa la nuova fase del nuovo capitalismo. Certo tutto questo è capitalismo, ma una faccia nuova del capitalismo. Capire la fase ( si diceva una volta) è metà dell’opera per contrastarla( ammesso che vi siano soggettivamente le condizioni per una organizzazione di classe ) http://bellaciao.org/it/spip.php?article33270

Banche: il “prelievo forzoso” diventa legge europea. Ecco cosa cambia col fallimento ordinato

Dall’eccezione alla regola. Avevano detto che lemodalità di salvataggio di Cipro non si sarebbero ripetute, ed invece è stata creata un’apposita normativa che nella pratica consente agli Stati dell’Eurozona di ripercorrere esattamente la stessa strada. Lo aveva preannunciato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, per poi smentire di getto a causa del panico diffusosi in tutta Europa. Ma era buona la prima: Cipro è diventato un modello. In settimana è stato firmato l’accordo. Da adesso in poi prima che uno Stato intervenga a salvare una banca, il prezzo sarà pagato dai correntisti e dagli investitori ed ,in molti casi, sarà molto, molto alto. Sono in molti a pensare che le parole “fallimento ordinato” nascondano in realtà la volontà di codificare a livello comunitario il ben più famoso prelievo forzoso che anche l’Italia ha sperimentato nell’ormai celeberrimo caso del 1992. L’accordo: dal bail out al bail in L’accordo siglato nella notte tra giovedì e venerdì dall’Ecofin, il Consiglio di Economia e Finanza, si basa appunto sul meccanismo di salvataggio messo in atto a Cipro per evitare il fantasma default. Dal bail out, il sistema mediante il quale è lo stato, in caso di falle, a farsi carico della copertura, si passa albail in, il meccanismo che invece coinvolge in prima battuta i privati (e i loro soldi) e poi, eventualmente, i Governi. Chi paga? In caso di default di un istituto di credito i primi a pagare saranno gli azionisti, seguiti dagliobbligazionisti meno assicurati (le obbligazioni subordinate verranno coinvolte nel pagamento) e daidepositi bancari superiori ai 100mila euro, mentre quelli inferiori rimangono garantiti mediante una direttiva europea. Chi non paga? Risparmiati dal “prelievo forzoso” saranno invece i possessori di obbligazioni garantite (le ordinarie sono escluse), pensioni e salari dei dipendenti. Ogni Governo potrà poi decidere se escludere (parzialmente o totalmente) altri soggetti dalla partecipazione al fallimento ordinato. Quando interviene lo Stato?L’accordo prevede che il Governo intervenga a salvare la banca utilizzando il denaro pubblico solo dopo che azionisti e creditori avranno pagato l’8% delle passività totalidell’istituto.Ogni Stato dovrà poi costruire un fondo nazionale che in 10 anni dovrà raggiungere un livello pari ad almeno lo 0,8% dei depositi garantiti non dalle singole banche , ma da tutte le istituzioni creditizie della Nazione, utilizzandolo per il 5% degli attivi. Fonte: forexinfo.it http://www.signoraggio.it/banche-il-prelievo-forzoso-diventa-legge-europea-ecco-cosa-cambia-col-fallimento-ordinato/ http://www.stampalibera.com/?p=64668