giovedì 4 aprile 2013

Gli OGM sono tra noi senza che lo sappiamo


etichette ogm
Un milione di abitanti di 21 Paesi europei hanno firmato una petizione che chiede l´etichettatura obbligatoria per latte, carne, uova e formaggi derivanti da animali che sono stati nutriti con Ogm e che Greenpeace ha consegnato al Commissario europeo per la salute.
Greenpeace ricorda che «con la normativa europea introdotta nel 2004, tutti i prodotti, contenenti o derivanti da un ingrediente che contenga più dello 0,9 per cento di Ogm, devono esibire sull´etichetta la scritta: “Questo prodotto contiene (o deriva) da Ogm”, eppure c´è un buco nero nella normativa».
Per Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm dell´associazione ambientalista: «è inaccettabile che uova, carne e latticini non debbano essere etichettati per legge, anche se gli animali di provenienza sono stati nutriti con Ogm. I consumatori esigono questa garanzia I sondaggi sono concordi nel dire che, se informati, i consumatori rifiuterebbero i prodotti di origine animale Ogm.
Il diritto all´informazione è un diritto fondamentale dell´Unione europea, e per quanto riguarda Ogm e mangimi, questo diritto viene negato. Togliere gli Ogm dalla mangimistica europea è un passo importante verso la protezione dell´ambiente dall´incontrollato rilascio di Ogm, che continuano a minacciare salute e biodiversità».
Più del 90% Ogm importati in Europa sono soia e mais destinati all´alimentazione animale e avendo il pollaio posso confermare che è stato difficile trovare dei mangimi non contenenti OGM! Secondo Greenpeace il 30% della dieta degli animali da allevamento è composta da Ogm «questo vuol dire che 20 milioni di tonnellate di Ogm entrano nella catena alimentare degli europei ogni anno, senza che i consumatori lo sappiano e senza che possano esercitare il diritto di scelta».
Il gigante multinazionale delle biotecnologie Monsanto ha speso più di 7 milioni di dollari per la riuscita della campagna 2012 contro la Proposta 37 – una proposta sulla scheda elettorale dello stato della California che avrebbe richiesto alle aziende alimentari di contrassegnare sull’etichetta i cibi geneticamente modificati. Questo fatto non è sorprendente, in quanto la società è leader nella produzione di sementi geneticamente modificate.
Ora che i fatti stanno emergendo, e il pubblico sta diventando sempre più consapevole del legame tra biotecnologie ed effetti negativi per la salute (come tumori, problemi riproduttivi, e danni ad organi, solo per citarne alcuni), la Monsanto ha cambiato completamente la sua posizione ed è stata disposta a gettare milioni di dollari nella campagna contro la corretta etichettatura degli OGM vincendo!
Per anni, infatti, il mais geneticamente modificato e i prodotti derivati sono stati tranquillamente commercializzati senza l’obbligo di etichettatura che attestasse se essi contenessero OGM oppure no, mentre solo per la soia transgenica era obbligatoria.Questa decisione era stata presa dalla Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia per la sicurezza alimentare americana, lo stesso organo che in questi giorni, negli Stati Uniti, sta procedendo con l’approvazione di un salmone geneticamente modificato (si tratterebbe del primo animale transgenico messo in commercio).
Questo pesce OGM avrebbe avuto origine dall’intreccio dei geni di una specie di salmone del Pacifico e di quelli di un’anguilla; il motivo? Ottenere il doppio della resa da ogni singolo esemplare e poterlo vendere ad un prezzo inferiore rispetto al salmone naturale.
Ancora una volta, il guadagno viene prima di ogni cosa a discapito della sicurezza ambientale, della sopravvivenza delle varie specie, della salute delle persone e della sicurezza alimentare.
Fonti