mercoledì 30 gennaio 2013

OLANDA – Si chiudono le carceri per mancanza di criminali


LEGALIZZARE ALCUNE DROGHE

ha portato di fatto ad un minor numero di criminali in Olanda, paese che oggi e’ in procinto di chiudere otto carceri. Un’altra notizia dopo quella della chiusura della McDonald’s in Bolivia che fara’ morire di invidia gli italiani.L’Olanda chiudera’ otto carceri perche’ non riesce a riempire la capacita’ di 14 mila persone del suo sistema carcerario. Attualmente sono 12 mila i detenuti in questo paese che negli anni novanta aveva il problema del sovraffollamento. Una delle ragioni per cui si e’ avuto un calo del tasso di criminalita’, sembra essere correlato alla legalizzazione di alcune droghe (probabilmente accompagnato da una politica educativa rispetto ai suoi usi ed effetti).Il ministro della Giustizia Nebahat Albayrak ha annunciato che otto prigioni verranno chiuse a breve e che 1200 posti di lavoro andranno persi, anche se stanno valutando l’ipotesi di ospitare i detenuti del Belgio.Negli Stati Uniti, il paese con l’incarcerazione media piu’ alta e un totale di oltre 2,3 milioni di detenuti, una delle obiezioni che sono state fatte prima della legalizzazione della marijuana, e’ che questo avrebbe generato piu’ reati e aumentato il consumo, ma quello che e’ successo in Portogallo e Olanda smentisce queste teorie.L’Olanda ha una popolazione di 16,6 milioni di abitanti e solo 12 mila detenuti, la sola California invece, per esempio, ha una popolazione di 36,7 milioni con 171 mila detenuti nelle carceri, molti dei quali in prigione solo per fumare o vendere marijuana. Ma evidentemente qualcuno negli States preferisce riempire le carceri di giovani piuttosto che lasciarli nelle strade.
Fonte
Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org

martedì 29 gennaio 2013

Commissione d'inchiesta per il Monte dei Paschi di Siena



Nel 1995 viene privatizzato il Monte dei Paschi di Siena, chi comanda è la Fondazione MPS (55%) attraverso i rappresentanti del Comune, presenti con membri quasi tutti di area pd, che dal dopoguerra governa la città (8 nominati dal Comune, 5 dalla Provincia, uno da Regione, Unisi e Diocesi). La Fondazione vive solo di dividendi e le sue quote sono vendute nel tempo a vari personaggi come Caltagirone e Gnutti. Per remunerare gli azionisti MPS comincia a vendere le sue proprietà, tra cui le partecipazioni bancarie (San Paolo,Generali), intere banche come la Cassa di Risparmio di Prato e gli immobili (tenuta di Fontanafredda, palazzi Monte Mario a Roma) che remunerano i nuovi azionisti ma sono in realtà frutto del risparmio di secoli dei senesi. MPS viene spolpata. La sinistra ha compiuto la sua missione di consegnare una banca pubblica che funzionava dal 1500 alla Borsa e alla speculazione. Il valore di MPS prima della privatizzazione era di circa 20miliardi di euro, oggi ne vale meno di 2 e ogni giorno il suo titolo diminuisce.
Oggi 10.000 dipendenti rischiano il posto di lavoro. La giunta comunale Ceccuzzi è caduta. La Fondazione non ha più la maggioranza delle azioni (ha dovuto venderle) e si prospetta la nazionalizzazione e il licenziamento di forse 10.000 persone.
Storia di un saccheggio
- Banco Santander compra Antonveneta per 6, 6 miliardi di euro
- Banco Santander si accorge di aver fatto un pessimo affare, scorpora Interbanca da Antonveneta, valutata 1,6 miliardi, e cerca un compratore, il valore della banca reale è di circa 3 miliardi
- Monte dei Paschi compra Antoveneta per 10,3 miliardi pochi mesi dopo
- MPS si accolla anche il passivo di Antoveneta per 7,9 miliardi
- MPS valeva all’epoca 9 miliardi e compra Antoveneta che ha metà dei suoi sportelli (1.000 contro 2.000) per una cifra, 10,3 miliardi, superiore allo stesso valore di MPS
- MPS non ha 10,3 miliardi, quindi si indebita, il titolo crolla
- Per questa operazione il presidente di MPS Mussari (ex presidente anche della Fondazione MPS) viene premiato con la presidenza dell’ABI senza che nessun partito o organo di vigilanza si opponga
- La procura della Repubblica di Siena apre un’inchiesta sull’enorme minusvalenza dell’operazione Antonveneta. Pari circa a circa 14 miliardi di euro, 28.000 miliardi delle vecchie lire, una finanziaria, uno scandalo che rischia di far impallidire la Parmalat
- La Fondazione MPS, azionista di maggioranza di MPS, indica all'assemblea dei soci della banca la nomina di Alessandro Profumo alla carica di presidente. Profumo ex ad di Unicredit è rinviato a giudizio al tribunale di Milano con l'accusa di frode fiscale
- Profumo punta subito sulla riduzione del personale pari a 4.300 senza avviare una causa come MPS contro i responsabili del disastro
- La Fondazione deve vendere parte della sua proprietà azionaria di MPS e passa dal 55% al 35%
- Per evitare il fallimento di MPS Monti eroga un prestito di 3,9 miliardi, cifra equivalente alla Imu sulla prima casa
- Grillo parla di "buco" di 14 miliardi all'assemblea degli azionisti del 25 gennaio 2013, il buco a cui si riferisce era la sottrazione di valore attraverso le operazioni legate ad Antonveneta
- Lunedì 28 gennaio 2013 i pm che indagano sull'affare Antonveneta scoprono bonifici internazionali per 17 miliardi
- Subito dopo emergono somme rilevanti che sarebbero rientrate in Italia con lo Scudo Fiscale voluto dal Pdl e approvato grazie all'assenza in aula di molti deputati del pdmenoelle
Di fronte a questo colossale furto ai danni degli italiani, il cui conteggio finale non è forse ancora concluso, chiedo:
- la verifica dei patrimoni dei segretari del pd e di tutti i nominati nella fondazione MPS dal comune di Siena, della Provincia di Siena, della Regione Toscana dal 1995
- la pubblicazione dei nomi di tutti coloro che hanno goduto dello Scudo Fiscale con l'ammontare degli importi rientrati in Italia
- le dimissioni immediate di Bersani da segretario del pd
Il M5S chiederà l'istituzione di una commissione d'inchiesta su MPS al suo ingresso in Parlamento.

MPS fa impallidire non solo Parmalat, ma anche il fallimento del Banco Ambrosiano, dietro a questo colossale saccheggio, come avvenne allora, ci può essere di tutto. Craxi, in confronto, rubava le caramelle ai bambini.
Fonte : http://www.beppegrillo.it/2013/01/commissione_din.html

“Tutto quel che mario monti dovrebbe sapere… (se sapesse leggere)”



Tutto quel che mario monti dovrebbe sapere… se sapesse leggere
Lettera aperta a Mario Monti
Di Stefano Davidson
Questa mia inizia subito con un problema non di poco conto, mi chiedo infatti quale dovrebbe essere la prima parola con cui partire.
In tutta sincerità, considerato il suo agire (e la minuscola in “suo” non è casuale) faccio fatica a pensare ad un “Egregio” poiché le qualità espresse da questa parola, che significa nobile o insigne, non le ritrovo affatto né nel suo modo di concepire l’etica, né la morale e tantomeno trovo qualcosa che possa essere così definito nel suo operato.
“Caro”, mi permetta ma non potrei utilizzarlo nemmeno sotto tortura, salvo che non ci si voglia rifare all’accezione del termine in senso avverbiale di “costoso” “di alto prezzo” dato quel che effettivamente la sua presenza al governo (e anche in questo caso la “g” minuscola è d’obbligo) è costata agli italiani in tutti i sensi.
“Gentile” mi parrebbe altrettanto una presa in giro, poiché salvo nei modi affettati, assolutamente costruiti e sostanzialmente freddi dovunque e comunque, non si può certo trovare traccia di gentilezza in lei, direi piuttosto l’opposto “indifferente” “duro”, quando poi non tocca i suoi picchi di presunzione e autocelebrazione narcisistica.
“Spettabile”, che a prima vista mi parrebbe buono, visto che solitamente si rivolge a un ente, e lei proprio quello mi pare essere, a un secondo e più attento esame è assolutamente impossibile da utilizzare, visto e considerato che altro non è che l’ abbreviazione di rispettabile.
Perché vede Monti, personalmente non solo non la rispetto, ma la disprezzo per quanto ha fatto al mio Paese (che sarebbe anche il suo ma mi pare non abbia mai dimostrato di amarlo nemmeno minimamente. Addirittura le ferie in Engadina, suvvia!!!) senza la minima remora, sapendo perfettamente cosa stava facendo e, nonostante ciò, continuando a farlo, considerando i suoi concittadini (perché questo all’anagrafe purtroppo risultiamo essere) solo carne da macello per gli interessi suoi e di chi ovviamente e palesemente le tira i fili.
La rispettabilità la si acquisisce con i propri comportamenti, con il proprio agire, dettato da etica e morale (per lei “queste sconosciute”), e nel corso della sua brillante carriera, tra un cocktail al Club Bilderberg, un pranzo all’Aspen Institute e un brunch alla Trilaterale, lei sicuramente non l’ha acquisita. O meglio, sicuramente sarà considerato rispettabile, ma solo tra i membri della sua specie che con quelli della mia, e di quella della maggior parte della popolazione mondiale non hanno nulla a che vedere.
“Illustre”, ovvero l’aggettivo con cui qualificare chi gode di grande fama e notorietà per i suoi meriti e il suo valore penso proprio che sia nuovamente da evitare poiché, a parte lo scempio del suo Paese appena perpetrato, ricordo che alla fine degli anni ottanta lei era già lì, tra i politici a giocare a fare il “tecnico” e che fece parte dello staff dell’allora ministro del bilancio Paolo Cirino Pomicino. Tra il 1989 e il 1992, infatti, fu proprio lei tra i principali artefici dell’exploit dell’allora Ministero del Bilancio che causò l’esplosione del debito pubblico italiano portandolo dal 97,6 al 110,3%. In soldoni portandolo da 553 miliardi, 140 milioni e 900 mila euro attualizzati ad oggi, ai 799 miliardi, 500 milioni e 700 mila euro del giugno 1992.
La differenza assoluta fu un incremento di 246 miliardi, 359 milioni e 800 mila euro. In termini percentuali la crescita del debito pubblico sotto i saggi consigli di Monti fu del 44,53% in tre anni, ed è fra i record assoluti della storia della Repubblica italiana.
Nel suo curriculum ufficiale (Università Bocconi, UE) e nemmeno sul sito Internet del Senato, v’è alcuna traccia di questa collaborazione (e tra l’altro fu membro di tre commissioni di rilievo, quella sul debito pubblico, quella sulla spesa pubblica e nel comitato scientifico della programmazione economica!). Sa spiegare come mai? Una dimenticanza di quegli sbadati dei suoi curatori d’immagine? Quelli che le consigliano una pettinatina sempre prima di andare in onda?
O forse la rispettabilità l’ha ottenuta nel 1999 quando è stato costretto, nella sua qualità di Commissario europeo sotto la presidenza Santer, a dare le dimissioni “per l’accertata responsabilità collegiale dei Commissari nei casi di frode, cattiva gestione e nepotismo” messi in luce dal Collegio di periti nominato appositamente dal Parlamento Europeo. Si ricorda la relazione di 140 pagine fatta dai Saggi (Andrè Middelhoek presidente, Inga Brit Ahlenius, Juan Antonio Carrillo-Salcedo, Pierre Lelong e Walter Van Gerven componenti) al Parlamento che, nonostante la prudenza del linguaggio ufficiale, avrebbe fatto paura anche ad Andreotti? Immagino ricordi che in quella relazione si parla (tengo il verbo al presente indicativo perché è ancora agli atti) infatti dell’assoluta mancanza di controllo nella “rete di favoritismi nell’amministrazione”, di “ausiliari esterni” e di “agenti temporanei”, di “minibilanci espressamente vietati dalle procedure amministrative”, di “numerosissimi esterni fuori bilancio, ben noti all’interno della Commissione con il soprannome di sottomarini”, che operano con “contratti fittizi”, dietro “raccomandazioni e favoritismi”; di abusi che hanno comportato, con il sistema dei “sottomarini” l’erogazione non controllata di oltre 7.000 miliardi nell’ambito dell’Ufficio Europeo per gli Aiuti umanitari d’Emergenza (miliardi usciti dalle nostre tasche, naturalmente, e che dovevano andare, ma non ci sono arrivati se non in minima parte, ai bambini della Bosnia e del Ruanda che morivano di fame).
E questo c’è nel suo curriculum?
O forse c’è solo il salvagente che le fu lanciato dalla successiva Commissione, con presidente Romano Prodi, che le riconsegnò il posto di Commissario?
Cosa c’è di strano dirà lei del resto sono cose che succedono abitualmente nell’onestissimo ambito delle nostre istituzioni politiche. I semplici cittadini vanno sotto processo per gli ammanchi, o come minimo perdono l’incarico, lei no viene richiamato, salvato, richiamato, nominato Presidente del Consiglio… mah!
L’unico aggettivo che mi verrebbe in mente sarebbe “Banch.” (ovviamente da “Banchiere”, anche se lei effettivamente non lo è direttamente. Ma, suvvia, in fondo con un papà direttore di banca ed essendo pure nipote del banchiere pubblico Raffaele Mattioli, non sarebbe nemmeno così strano se venisse definito così. Se poi ci aggiungiamo i suoi trascorsi Goldman & Sachs, e quelli del figliuolo Giovanni che è stato addirittura vicepresidente della Morgan Stanley, alla quale tra l’altro il 3 Gennaio 2012 ha fatto incassare un diluvio di quattrini, per la precisione 2 miliardi e 567 milioni di euro, dalle casse del Tesoro (nostro) senza che il governo italiano da lei presieduto (ad avviso di molti, me compreso, incostituzionalmente e proditoriamente) abbia mai fornito alcuna spiegazione, e senza che i media (i soliti carissimi, collusissimi media) abbiano mai indagato, né chiesto alcunché, né sulla gestione delle operazioni in derivati da parte del Tesoro, né sul motivo per il quale tra tanti creditori si sia scelto di onorare il debito proprio con la Banca d’affari di cui suo figlio era stato vicepresidente.) Ma “Banch” non si può usare, pare non esista ancora come possibile appellativo, forse lo introdurrà Mario Draghi da qui a poco.
Capisce quindi perché già l’inizio di questa lettera per me sia così ostico?
Alla fine però in qualche modo si dovrà pure iniziare, e allora propendo per un asettico (come lei)
“all’attenzione di Mario Monti.”
Non mi chieda però di mettere “cortese attenzione” perché della sua cortesia nella lettura non può interessarmene di meno e, soprattutto, non mi chieda si mettere Sig. davanti al suo nome perché “signori”, un’altra volta, bisogna dimostrare di esserlo “sul campo”, nella vita quotidiana, e lei mi pare che di signorilità ne abbia ben poca. Perché dico questo? Mah, magari perché subito dopo aver varato la sua perla incostituzionale chiamata Imu sulla prima casa lei, come ci ricorda Franco Bechis, si è regalato una splendida proprietà sul lago Maggiore. Così mentre i suoi connazionali sceglievano come tirare la cinghia volenti o nolenti, lei insieme alla sua famiglia decideva di mettere mano al portafoglio. Il 24 marzo scorso infatti davanti al notaio Renato Giacosa di Milano ha acquistato intestandola ovviamente ai figli Giovanni Emilio Paolo e Federica Maria e riservandone l’usufrutto a sua moglie Elsa Antonioli la metà di una bella tenuta che la sua famiglia già da tempo abitava nei week end e nei periodi di vacanza a Lesa, sul lago Maggiore. Due ville separate e un villino di dependance, più un bell’appezzamento di terreno: circa tre ettari e mezzo di bosco ceduo e altri tre ettari e mezzo classificati come «vigneto». La tenuta oltretutto apparteneva alla famiglia di suo suoceri, che la lasciò in eredità alle due figlie: Elsa e Donata Beatrice, di cinque anni più giovane. È stata tenuta in comproprietà per lunghi anni, ma abitata di fatto dalla sua famiglia che gli stessi abitanti di Lesa conoscono da tempo e vedono ogni tanto la domenica a messa (mi raccomando teniamoci buono il clero, affamiamo una nazione ma l’ostia consacrata guai a negarsela!) quando sono da quelle parti.
Purtroppo con la stangata Imu da lei introdotta, per sua cognata Donata Beatrice si è fatto troppo oneroso mantenere il 50% della proprietà di un complesso immobiliare per altro non abitato dalla stessa se non saltuariamente. Così ha chiesto e ottenuto di vendere la sua quota ai comproprietari. Lei considerato che era già pieno di case e uffici a lei intestati sia a Milano che a Varese, ha scelto così di dividere in parti uguali il 50% appena acquistato fra i suoi due figli, riservando ad Elsa (e quindi di fatto a lei stesso) l’usufrutto. La sua signora aveva per altro fatto accenno alla sua quota di proprietà della casa ereditata dalla famiglia nella dichiarazione di redditi e patrimonio recentemente depositata insieme a lei in Parlamento. Con grande sobrietà di linguaggio la signora Elsa l’aveva definita così: «Il 50% di casa di campagna con giardino a Lesa (Novara)».
La casa è certo di campagna, perché è subito alle spalle del Lago Maggiore, le cui rive si vedono bene dalla tenuta. Ma non è esattamente una casetta: le due ville hanno rispettivamente 14,5 e 10 vani (con la sua riforma del catasto sapremo anche i metri quadri effettivi). La dependance classificata come abitazione in villino ha invece 3,5 vani. I quasi sette ettari fra bosco e vigneto classificati al catasto sembrano a dire il vero qualcosina in più di un giardino. Complessivamente la tenuta dei Monti è forse meno prestigiosa, ma non è molto più piccola di quella che a mezzo chilometro di distanza si è scelto nel 2009 sulle rive del lago (nella parallela strada del Sempione) l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
La cosa divertente (per lei, ovviamente, solo per lei) è che la rendita catastale sul semplice appartamento di sua figlia Federica a Milano Fiera è superiore a quella – modesta – dell’intera nuova tenuta Monti sul lago Maggiore. Roba da matti eh?
Vede Monti, con i propri concittadini costretti a vendersi le case, i gioielli di famiglia, a chiudere le imprese a causa della sua operazione “austerità” non mi pare sia stato molto da “signore” un comportamento del genere, forse da “signorotto” o magari da “feudatario”. E non cito altri episodi per puro spirito di carità, cosa a lei assolutamente sconosciuta.
Per cui come detto:
all’attenzione di Mario Monti
quattro domandine semplici semplici, senza entrare in argomenti che puzzano di zolfo quali massonerie, skulls and bones, Bilderberg, NWO e altre cose da “maledetti complottisti”:
A) mi piacerebbe molto che spiegasse agli italiani come lei possa ritenere di aver risollevato le sorti del Paese e lo sbandieri in campagna elettorale quando i dati ufficiali parlano di:
1) Calo abissale della produzione industriale da – 4,05 a – 5,07 (- 1,2)
2) calo vertiginoso del pil da – 0,51 a – 2,56 (- 2,05)
3) crollo dei consumi della famiglie da – 1,59 a -3,69 (-2,10)
4) calo delle retribuzioni da 1,48 a 1,38 (- 0,10)
5) diminuzione dei mutui erogati per l’acquisto di prime case da -31,30 a -50 (- 18,70)
6) diminuzione dei prestiti alle famiglie da 618,49 mld a 610,2 mld
7) diminuzione dei prestiti alle aziende. Da 894 mld a 875,9 mld
8) Aumento esponenziale della disoccupazione dal 9,30 al 10,80 (+ 1.50)
9) Aumento clamoroso (soprattutto vista la “politica del rigore” che neanche Evaristo Beccalossi avrebbe gestito così) del debito pubblico da 1.916.401.800.000 a 2.023.306.874.412 (nel momento in cui scrivo)
10) Rapporto debito pubblico su Pil che si avvia a toccare il massimo storico del 127,5% ( il record resisteva dal 1995!) con una crescita dell’1,3 per cento in più rispetto al trimestre scorso e il 7,4 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2011
Qualcuno credeva che il “cacciaballe” per eccellenza fosse solo il Cavaliere ma ora dovrà ricredersi e cominciare a stilare delle classifiche (io no, per la verità, sapevo perfettamente delle sue doti da fuoriclasse in questo settore, del resto come dimenticare il ritorno trionfante da Bruxelles a Luglio scorso, le dichiarazioni e i fatti subito susseguenti?)
B) Quando ha ratificato il MES ed il Fiscal Compact, assieme ai suoi complici in parlamento, come mai NON ha minimamente considerato che queste trappole che ci porteranno ad anni e anni di debiti nei confronti di chi vorrà imporceli, erano invece da rigettare poiché in netta violazione della Costituzione Europea? Già, questo poiché, come ha sottolineato l’eminente giurista Giuseppe Guarino, il Trattato sulla stabilità è in realtà, giuridicamente un accordo di diritto internazionale tra stati. Quindi non ha per l’Unione europea forza di diritto costituzionale pari a quella dei precedenti trattati. Questa soluzione è quindi stata usata come uno stratagemma per aggirare il fatto che non avevano la possibilità di riformare il Trattato dell’Unione europea, per l’opposizione della Gran Bretagna e della Bulgaria.
Ora, la vera sostanza del trattato sulla stabilità sta nell’articolo 3 nel comma A, dove dice: “la posizione delle pubbliche amministrazioni è in pareggio o in avanzo”.Che rappresenta il principio che poi è stato (indebitamente ndr) recepito nella nostra Costituzione.
Però, proprio in base a questo, se leggiamo l’articolo 2 del trattato sulla stabilità ci accorgiamo che esso dice: “il presente trattato si applica conformemente ai trattati su cui si fonda l’Unione e il diritto dell’Unione europea. La stessa cosa la ribadisce pure nel comma successivo, che dice: il presente trattato si applica nella misura in cui è compatibile con i trattati e il diritto europeo”. Caso forse unico: lo stesso concetto è ripetuto due volte.
Ma qui nasce un enorme problema di compatibilità poiché il succitato Trattato sull’Unione altro non sarebbe che il Trattato di Lisbona, del 2009, che recepisce letteralmente il Trattato di Maastricht.
E cosa dice questo rispetto alle politiche di bilancio?
Fissa i famosi parametri del 3% nei deficit di bilancio e del 60% nel debito pubblico.
QUINDI FISSARE UN OBBLIGO DI PAREGGIO O ATTIVO IN BILANCIO, CHE VUOL DIRE DEFICIT ZERO, È CONTRARIO ALLE DISPOSIZIONI E AL DETTATO DEL TRATTATO DELL’UNIONE.
Quindi non si può e non si deve applicare. “Ex ore tuo”, come dicono i giuristi, cioè in base a ciò che il trattato sulla stabilità stesso dice, quando dice che si applica solo in quanto conforme ai Trattati dell’Unione.
E ciò sarebbe già sufficiente per buttare questo delirio di un Fiscal Compact in un cestino.
Ma c’è dell’altro e riguarda nientepopodimeno che il diritto europeo, l’altra fonte di diritto nominata nel Trattato di stabilità. Si riferisce cioè ai regolamenti europei che sarebbero l’equivalente delle leggi ordinarie, che hanno comunque forza giuridica inferiore ai trattati.
Ça va sans dire anche a questo riguardo c’è un’evidente incompatibilità. Poiché l’ultimo atto legislativo esistente e a cui fa riferimento, lo stesso Trattato di stabilità è il regolamento 1175 del 16 novembre 2011. Ora se si analizza il comma 8 della premessa si legge che: “vista l’esperienza acquisita e gli errori commessi nei primi dieci anni.” Il che significa che questo regolamento sostituisce un regolamento anteriore, quello n. 1466 del 1997. E anche in quel caso, un’altra volta surrettiziamente – illegittimamente si potrebbe dire, perché in violazione con il Trattato – si era introdotta la stessa prescrizione sul bilancio in pareggio o in attivo. Cioè fu applicata una forzatura che si impose allora ai Paesi in difficoltà con il rispetto dei parametri, che erano in attesa dello scrutinio per l’ingresso nell’euro, in programma per il giugno del 1998.
Poi però per “magia” visti gli errori, come dice quella premessa – che va tradotto come: visti i problemi di stagnazione che stava producendo – con il regolamento del 2011 quel riferimento al pareggio e all’attivo di bilancio vennero eliminati.
DUNQUE, ANCORA UNA VOLTA, QUEL PAREGGIO DI BILANCIO È INCOMPATIBILE, ANCHE CON IL DIRITTO EUROPEO IN VIGORE. UNA SECONDA RAGIONE PER CESTINARLO!!! PERCHE’ LEI NON LO HA FATTO SANTIDDIO??? (Non c’è bisogno di rispondere, lo sappiamo perfettamente.)
C) Sarei curioso di sapere come mai lei oltre che ignorare la celebre frase di Winston Churchill (che sicuramente era mooolto più statista di lei) “Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera e’ come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico!”
ha avuto il coraggio di definire “affascinanti” i 13 mesi del suo governo (g minuscola), vorrei capire cosa c’era di AFFASCINANTE nello sguardo di chi perdeva il lavoro per colpa di una politica suicida, VOLUTAMENTE SUICIDA, criticata dai massimi economisti del pianeta, compresa una larga schiera di premi nobel per l’economia (Robert Solow Nobel per l’economia nel 1987, «per i suoi contributi alla teoria della crescita economica», Amartya Sen Nobel per l’economia nel 1998, per aver messo in discussione per primo la classica economia del benessere, introducendovi un fattore fino ad allora inspiegabilmente ignorato: quello umano, Eric Maskin 2007 Nobel per l’economia per i contributi alla teoria sull’allocazione delle risorse in ambiente incerto, Gary Becker Nobel per l’economia nel 1992, per aver esteso il dominio dell’analisi microeconomica a un ampio raggio di comportamenti e interazioni , Jospeh Stiglitz Nobel nel 2001 per il suo contributo alla teoria delle “asimmetrie informative” e Paul Krugman Nobel per l’economia nel 2008 per la sua analisi degli andamenti commerciali e del posizionamento dell’attività economica ) i quali da sempre hanno sostenuto ad esempio che:
A) tutta questa austerità è la negazione della crescita. Serve invece un programma di stimolo.
B) Pensare di risolvere il problema con l’austerity è un miraggio: questa crisi non è un problema statale e pensarla come tale riflette una debolezza di pensiero
C) Ciò che stiamo soffrendo è la conseguenza di risposte inadeguate alla crisi. Il miglior modo di tagliare il deficit è di avere crescita economica
D) La politica di austerità è stata introdotta in Europa troppo presto. Prima bisogna stimolare la crescita, poi pensare all’equilibrio di bilancio
E) La politica dell’austerity è stata un fallimento: non solo non ha risolto la crisi dell’Eurozona, ma ha minato la partecipazione dei cittadini creando disaffezione verso la politica e le istituzioni
F) Pur venendo dalla scuola di Chicago ed essendo un sostenitore della responsabilità fiscale, mi rendo conto che a questo punto è chiaro che la ripresa non può venire con i tagli. La crescita va messa prima dell’austerità
G) Nessuna grande economia si è rialzata da una crisi con un piano di austerity: sarebbe un disastro sia per l’Europa che per gli Stati Uniti
H) Io non sono un socialista. Non ho nulla contro i soldi, tantomeno odio i ricchi. Voglio solo che paghino più tasse del ceto medio.
Ai quali lei dall’alto della sua presunzione non ha mai voluto dare ascolto nemmeno per un secondo.
(Non c’è bisogno che risponda, lo sappiamo tutti come ragiona il suo cervello da economista burocrate servo dei servi del denaro)
C) Considerata la sua reazione decisamente bellicosa con minaccia di querele a destra e a manca nei confronti di chi l’ha pubblicamente insultata sul web, dopo che lei ha avuto la splendida idea (complimenti si serve di veri geni della comunicazione!) di aprire un profilo Facebook, le chiedo: ma è più grave ricevere un insulto (per altro a mio avviso più che meritato visto il suo operato sopradescritto) o una denuncia penale?
Già, perché la sua reazione a delle semplici parole mi pare esagerata considerando che non ne ha avuta nessuna nei confronti delle centinaia di persone che l’hanno denunciata a varie Procure della Repubblica per la violazione degli artt.
241 c.p. attentato contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato;
270 c.p. associazioni sovversive;
283 c.p. attentato contro la Costituzione dello Stato;
287 c.p. usurpazione di potere politico;
289 c.p. attentato contro gli organi costituzionali;
294 c.p. attentato contro i diritti politici del cittadino;
304 c.p. cospirazione politica mediante accordo;
305 c.p. cospirazione politica mediante associazione.
con le aggravanti qui di seguito specificate:
1) che il costrutto criminoso di cui si parla è interamente volto al profitto di oligarchie private il cui preciso interesse è di distruggere le conquiste democratiche, nel senso dei poteri sovrani di popoli e Stati, scaturite da oltre sue secoli di progresso umanistico e sociale in Europa. Tali oligarchie sono identificabili nei poteri Neomercantili industriali in particolare di Francia e Germania, nell’industria della speculazione finanziaria degli Hedge Funds europei e statunitensi, nei Vulture Funds europei e statunitensi, nelle maggiori banche d’investimento internazionali, nelle agenzie di Rating, nelle multinazionali dei servizi europee e statunitensi, negli investitori cosiddetti ‘nuovi rentiers’ che speculano sulla privatizzazione dei servizi essenziali per i cittadini et al.
2) che il costrutto criminoso di cui si parla ha portato e sta portando a un preordinato impoverimento di milioni di famiglie, secondo le politiche oligarchiche cosiddette della Spirale della Deflazione Economica Imposta, meglio note ai cittadini come Politiche di Austerità. Tali politiche sono denunciate ai massimi livelli dell’accademia e persino dalla massima stampa finanziaria come veri suicidi economici, le cui conseguenze sono inenarrabili sofferenze umane di disoccupazione, sottoccupazione, scardinamento sociale delle nazioni, deterioramento della salute, aumento del crimine, dei conflitti sociali, quindi deterioramento della democrazia costituzionale. I destini di milioni di esseri umani vengono così artatamente e criminosamente consegnati a un futuro di servitù per l’esclusivo profitto di oligarchie predatrici, configurandosi ciò in un vero e proprio crimine sociale di proporzioni storiche.
Che ci sia forse il timore di entrare in un’aula di tribunale con gente che presenta carte e documenti ufficiali come prove mentre tutta la stampa registra, scrive e riprende? Mah?
D) Un ultima domanda un po’ leziosa, ma che mi incuriosisce perché mette in risalto l’effettiva mancanza di cultura (salvo forse quella economica, quella dei numerini, quella che ha portato come massimo sviluppo nella conoscenza umana all’esplosione dei derivati, degli Hedge fund e quant’altro, quella dei soldi virtuali sganciati da ogni normale giustificazione materiale nella loro esistenza, quella dei bit che trasmettono “nulla” da banca a banca che come per magia si trasforma in denaro): quando ebbe l’ardire di definirsi “statista” (in Russia l’estate del 2012 per la precisione), e scomodò persino De Gasperi esclamando compiaciuto che: “un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni” era al corrente (ma ne dubito, visto che la sua cultura probabilmente di umanistico ha la stessa percentuale che lei ha di umano) che la frase non è del nostro primo Presidente del Consiglio, bensì del politico americano James Freeman Clarke (1810– 1888) “A politician thinks of the next election; a statesman of the next generation. A politician looks for the success of his party; a statesman for that of the country”, “Daily Gazette”, 1870 ?
In conclusione, io capisco che a lei dei libri di Storia non gliene può interessare di meno, e che la storia la scrivono i vincitori e quindi, se riuscirete nel vostro intento tutto ciò “sparirà come lacrime nella pioggia”, anzi: “sparirà come le lacrime di chi ha perso un marito o un figlio suicida a causa della crisi, da lei forzata ai massimi livelli, assorbite dall’aridità dei cuori come il suo e di quelli come lei”, ma sappia che comunque ciò che ha fatto e sta facendo sarà tramandato, magari solo oralmente, e la gente lo ricorderà, ah se lo ricorderà! Credo che questo fatto sarà la sua più grande sconfitta, considerato il suo narcisismo e la sua necessità di credersi qualcuno quando altro non è (e nel suo intimo lo sa benissimo) che un burattino servo della peggior specie di umanità che da sempre abita il nostro pianeta. Per noi comunque sappia che sarà sempre e solo un traditore dell’Italia, sarà colui che ha permesso l’affondamento del nostro Paese senza muovere un dito anzi, spingendo la testa dei suoi compatrioti sott’acqua ogni volta che cercavano di prendere aria.
Sarà ricordato come il Kapò della Repubblica italiana, come quello che ha innalzato alle frontiere del nostro paese cancelli di ferro con la scritta:
“Sparmaßnahmen macht frei” (“L’austerità economica rende liberi”)
Contento lei!
Saluti, Stefano Davidson

domenica 27 gennaio 2013

10 consigli per liberarci dal consumismo e muoverci verso la decrescita


Un amico molto più coerente di me mi manda questi bei consigli, per l’anno nuovo e per tutti quelli a venire…sottolineo l’importanza del politicizzarsi, dello sviluppo della persona e della coerenza come ideale cui tendere – arrivarvi completamente è molto, molto difficile… Giuliana (FabioNews)

Dalla televisione al telefonino, dall’automobile ai voli aerei, dalla grande distribuzione al consumo di carne. Bruno Clémentine e Vincent Cheynet hanno provato a stilare una lista (aperta) di consigli per liberarci dai condizionamenti che ci costringono ancora nella società dei consumi.




1. Liberarsi dalla televisione
Per entrare nella decrescita, la prima tappa è prendere coscienza dei propri condizionamenti. Il primo portatore di condizionamenti è la televisione. La nostra prima scelta sarà di liberarcene. Così come la società dei consumi riduce l’uomo alla sua dimensione economica – consumatore -, la televisione riduce l’informazione alla superficie, l’immagine.
Media della passività, quindi della sottomissione, non smette di far regredire gli individui. Per sua natura, la televisione richiede la rapidità, non tollera i discorsi approfonditi. La televisione inquina al momento della sua produzione, durante l’utilizzo e poi come rifiuto.
Noi le preferiamo la nostra vita interiore, la creatività, imparare a fare musica, fare ed assistere a spettacoli viventi… Per tenerci informati abbiamo delle scelte: la radio, la lettura, il teatro, il cinema, incontrare gente, ecc.
2. Liberarsi dall’automobile
Più che un oggetto, l’automobile è il simbolo della società dei consumi. Riservata al 20% degli abitanti della terra, i più ricchi, porta inesorabilmente al suicidio ecologico per la distruzione delle risorse naturali (necessarie per la sua produzione) o per i diversi tipi di inquinamento tra cui l’aumento dell’effetto serra. L’automobile provoca guerre per il petrolio di cui l’ultima per data è il conflitto iracheno. L’automobile porta anche come conseguenza una guerra sociale che provoca un morto ogni ora solamente in Francia. L’automobile è uno dei flagelli ecologici e sociali del nostro tempo.
Noi le preferiamo: il rifiuto dell’ipermobilità. La volontà di abitare vicino al luogo di lavoro. Camminare a piedi, andare in bicicletta, prendere il treno, utilizzare i trasporti collettivi.
3. Liberarsi dal telefonino
Il sistema genera dei bisogni che diventano delle dipendenze. Ciò che è artificiale diventa naturale. Come numero di oggetti della società dei consumi, il telefonino è un falso bisogno creato apposta dalla pubblicità. “Con la telefonia mobile, siete mobilitabili in un istante”. Assieme al telefonino butteremo via i forni a micro-onde, le falciatrici a motore, e tutti gli oggetti inutili della società dei consumi.
Noi preferiamo al telefonino la posta, la parola, ma soprattutto cercheremo di vivere per noi stessi invece di cercare di riempire il vuoto esistenziale con degli oggetti.
4. Rifiutare l’aereo
Rifiutare di prendere l’aereo, è prima di tutto rompere con l’ideologia dominante che considera un diritto inalienabile l’utilizzo di questo mezzo di trasporto. Però, meno del 10% degli esseri umani hanno già preso l’aereo. Meno dell’1% lo utilizza tutti gli anni. Questo 1%, la classe dominante, sono i ricchi dei paesi ricchi. Sono loro che detengono i media e fissano le regole della società. L’aereo è il mezzo di trasporto più inquinante per passeggero trasportato. A causa dell’alta velocità, sballa la nostra percezione delle distanze.
Noi preferiamo andare meno lontano, ma meglio, a piedi, sul carretto a cavallo, in bicicletta o in treno, in barca a vela, con ogni veicolo senza motore.
5. Boicottare la grande distribuzione
La grande distribuzione è inscindibile dall’automobile. Disumanizza il lavoro, inquina e sfigura le periferie, uccide i centri delle città, favorisce l’agricoltura intensiva, centralizza il capitale, ecc. La lista dei flagelli che rappresenta è troppo lunga per essere elencata qui.
Noi le preferiamo: prima di tutto consumare meno, l’autoproduzione alimentare (l’orto), poi le botteghe di quartiere, le cooperative, l’artigianato. Questo ci porterà anche a consumare meno e a rifiutare i prodotti industriali.
6. Mangiare poca carne
O meglio, mangiare vegetariano. Le condizioni di vita riservate agli animali di allevamento rivela la barbarie tecno-scientifica della nostra civiltà. L’alimentazione carnea è anche un grosso problema ecologico. È meglio nutrirsi direttamente dei cereali che utilizzare il terreno agricolo per nutrire animali destinati al macello. Mangiare vegetariano, o comunque mangiare meno carne, ci porta anche una miglior igiene alimentare, meno ricca in calorie.
7. Consumare prodotti locali
Quando si compra una banana delle Antille, si consuma anche il petrolio necessario al suo trasporto verso i nostri paesi ricchi. Produrre e consumare localmente è una delle condizioni migliori per entrare nel movimento di decrescita, non in senso egoistico, chiaramente, ma al contrario perché ogni popolazione ritrovi la sua capacità di autosufficienza. Per esempio, quando un contadino africano coltiva delle noci di cacao per arricchire qualche dirigente corrotto, non coltiva di che nutrirsi e nutrire la sua comunità
8. Politicizzarsi
La società dei consumi ci lascia la scelta: tra Pepsi-Cola e Coca-Cola o tra caffè Lavazza e caffè “equo” di Max Havelaar. Ci lascia delle scelte da consumatori. Il mercato non è né di destra, né di centro né di sinistra: lui impone la sua dittatura finanziaria avendo come obiettivo di rifiutare qualunque contraddittorio o conflitto di idee. La realtà sarà l’economia: gli umani si sottomettano. Questo totalitarismo è paradossalmente imposto in nome della libertà, di consumare. Lo status di consumatore è addirittura superiore a quello di essere umano…
Noi preferiamo politicizzarci, come persone, nelle associazioni, nei partiti, per combattere la dittatura delle fabbriche. La democrazia esige una conquista permanente. Muore quando viene abbandonata dai cittadini. È ora di propagare l’idea della decrescita.

9. Sviluppo della persona
La società dei consumi ha bisogno di consumatori servili e sottomessi che non desiderino più essere degli umani a tutto tondo. Questi non possono più esistere che grazie all’abbrutimento, per esempio davanti alla televisione, ai ‘divertimenti’ o al consumo di psicofarmaci (Prozac…)
Al contrario, la decrescita economica ha come condizione uno sviluppo sociale ed umano. Arricchirsi sviluppando la propria vita interiore. Privilegiare la qualità della relazione con se stessi e con gli altri a detrimento della volontà di possedere degli oggetti che a loro volta vi possiederanno. Cercare di vivere in pace, in armonia con la natura, non cedere alla propria violenza, ecco la vera forza.
10. Coerenza
Le idee sono fatte per essere vissute. Se non siamo capaci di metterle in pratica, serviranno solo a far vibrare il nostro ego. Siamo tutti a bagno nel compromesso, ma cercheremo di tendere alla maggior coerenza. È la scommessa della credibilità dei nostri discorsi. Cambiamo ed il mondo cambierà.
Questa lista sicuramente non è esaustiva. A voi completarla. Ma se non ci impegniamo a tendere verso la ricerca della coerenza, ci ridurremo a lamentarci ipocritamente sulle conseguenze del nostro stile di vita. Evidentemente non c’è un modo per vivere ‘immacolati’ sulla Terra. Siamo tutti a bagno nel compromesso, e va bene così.
Articolo di Bruno Clémentine e Vincent Cheynet, tratto da La decrescita
Fonte originale: Casseurs de pub

Latouche: chi promette crescita produce debito e crisi


Penso che non c’è nessuna speranza, con l’euro, perché i tedeschi non rinunceranno mai a fare dell’euro una moneta della quale i cittadini non possono riappropriarsi. Loro vogliono che sia totalmente nelle mani della Bce, e che questa banca sia indipendente. In questo quadro non si può fare niente, non si può difendere il tessuto industriale europeo perché l’Europaha senso solo se si costruisce per proteggere i cittadini europei dalla concorrenza sfrenata del resto del mondo. Viviamo un’età da fine dell’Impero d’Occidente, ma la Cina oggi fa parte dell’Occidente e la fine dell’Occidente sarà anche la fine della Cina sotto questa forma: perché, quando nave affonda, anche se coloro che stanno sulla prua per un momento salgono in alto, finiscono poco dopo anche loro sott’acqua.
Mario MontiAlcuni economisti della felicità della decrescita hanno dimostrato che non c’è correlazione tra il Prodotto Interno Lordo e la Felicità. Al contrario, la New Economy Foundation ha stabilito un indice da cui sembra che i paesi con la felicità siano tra quelli considerati più poveri, come la Repubblica Domenicana. Al contrario, gliUsa sono al rango 150. E allora? Il debito non sarà mai pagato, non serve aiutare a pagare il debito: si deve cancellare il debito e partire verso un’altra direzione. Tutti gli economisti lo sanno da anni che questo debito che è diventato gigantesco non sarà mai pagato. Ma il problema è che siccome vogliono continuare con questaeconomia da casinò, si deve far finta che sia ancora credibile che sia pagato. E allora si deve “aiutare” i paesi a pagare: non il debito, ma gli interessi sul debito, per continuare a fare finta. Ma questo non può durare ancora per molto tempo.
Alcuni sostengono che conviene guidare una bancarotta, una sorta di modello Argentina? Ci sono molte esperienze di riconversione del debito. Anche recentemente l’Ecuador ha deciso di fare un audit e di pagare solo il 40-50% considerato come un debito giusto, giustificato, e penso che è sia la prima cosa da fare. Nella storia ci sono tantissimi casi di bancarotta, già da Carlo V nel ‘500. E’ la condizione per risanare l’economia e risanare la società. Un cambiamento radicale di sistema: perché il nostro attuale è basato sulla accumulazione illimitata per “la crescita che deve far crescere”, non per soddisfare i bisogni, perché prima di tutto si deve far crescere all’infinito i bisogni per giustificare la produzione illimitata e il consumo illimitato. Si dovrà produrre meno, ma produrre meglio. E soprattutto eliminare lo spreco incredibile che ne deriva.
Serge LatoucheNon uso mai la parola decrescita per parlare di recessione, che al massimo si può dire che è una decrescita forzata. La decrescita non è la “crescita negativa”, che in una società basata sulla crescita è la cosa più terribile al mondo perché fa aumentare la disoccupazione, non ci sono più le risorse per pagare la salute, l’educazione, la cultura. Questa è appunto la situazione tragica che viviamo oggi. Per questo dico sempre che non c’è niente di peggio di una “società di crescita” senza crescita. La società di crescita con la crescita all’infinito ci porta direttamente a fracassarci contro “il muro” dei limiti del pianeta: la società di crescita senza crescita porta alla disperazione.
Per questo dobbiamo uscire da questa logica. Non è una cosa facile: non si farà senza lacrime, sangue e sudore. Ma sangue, sudore e le lacrime le abbiamo già oggi, e abbiamo anche perso la speranza. Almeno, il progetto di decrescita può creare la speranza e andare verso una società di prosperità senza crescita: una società di abbondanza frugale.
(Serge Latouche, recenti dichiarazioni su crisi, debito e crescita, richiamate da Claudio Giorno nell’intervento “Recessione non è decrescita”, pubblicato il 31 dicembre 2011 sul blog “Democraziakmzero”).


Tratto da: Latouche: chi promette crescita produce debito e crisi | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/01/06/latouche-chi-promette-crescita-produce-debito-e-crisi/#ixzz2JDMZVC7F
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

mercoledì 23 gennaio 2013

Il condannato a morte che piange sulla spalla del suo boia




Scritto da Anna C. | Foto Blog – 15 ore fa
Alizera Mafiha ha 23 anni ed è condannato al patibolo per aver derubato un uomo. A Teheran, in Iran, la piazza gremita di gente attende la sua esecuzione: il processo che ha visto la sua condanna e quella di altri tre complici è stato il più seguito della nazione. Con lui l'amico e complice Mohammad Ali Sarvari, che sembra affrontare con coraggio la fine che lo attende. Alizera invece lascia il posto alla paura e, preso da sconforto, trova rifugio nell'abbraccio del suo stesso boia. Carnefice e vittima in un attimo di compassione ripreso dallo scatto di Isna Amir Pourmand dell'agenzia AP. Un'immagine che ha fatto il giro del mondo e che ha posto l'attenzione sulle leggi al limite dei diritti umani e civili che vigono in molti paesi. Alizera è reo di aver derubato un uomo di borsa e giacca sotto la minaccia di un machete. La mancanza di un lavoro e di denaro per vivere lo hanno spinto al gesto estremo.
Peccato non sapesse di essere ripreso dalle telecamere: il video della rapina è stato trasmesso sulla tv di Stato creando lo sconcerto di un intero paese. Senza contare che per l'Ayatollah Sadeq Larijani questo crimine è un Moharebeh, ovvero un'offesa contro l'Islam e lo Stato, quindi meritevole di condanna a morte. Stessa fine per l'amico Mohammad, di tre anni più giovane, che con lui ha partecipato all'aggressione, mentre per gli altri due complici la pena è di 10 anni di prigione e 74 frustate. La folla, quasi fosse una caccia alle streghe, aspetta accalcata l'esecuzione, scatta foto, ride, urla. In prima fila alcune donne, probabilmente le madri e le sorelle dei due ragazzi, piangono disperate e un paio di loro si copre il viso con le mani. Il momento è arrivato, Alizera si stacca dall'abbraccio confortante del suo boia incappucciato e raccoglie a sé quel briciolo di coraggio che gli è rimasto per avvicinarsi alla corda.

martedì 22 gennaio 2013

7 INTUIZIONI GENIALI DI NOAM CHOMSKY SULL’IMPERO AMERICANO


FONTE: ALTERNET.ORG
Il Nuovo Ordine Mondiale descritto da una delle menti più grandi del paese.

Noam Chomsky è un esperto di molte materie – tra cui la linguistica, il funzionamento della nostra economia e la propaganda. La sua saggezza risplende particolarmente quando parla della struttura e del funzionamento dell’impero americano. Chomsky parla e scrive di tale materia sin dagli anni ’60. Di seguito 7 potenti citazioni sulla malvagità, atrocità ed ironia dell’impero americano prese dal suo sito personale e da un sito curato dai suoi fans dedicato alla raccolta delle sue opinioni.

1 – (Inizio 2007) nuova ondata di articoli e titoli in prima pagina sulla “crescita militare della Cina”. Il Pentagono ha affermato che la Cina ha rafforzato il proprio potenziale militare – con 400 missili, che potrebbero essere nucleari. Quindi è nato un dibattito per capire se ciò fosse una prova della volontà della Cina di conquistare il mondo, se le cifre fossero sbagliate, o altro. Solo una piccola precisazione. Quanti missili nucleari possiedono gli Stati Uniti? Bene, sembra che siano 10.000. La Cina ne potrebbe avere 400, volendo credere ai militaristi. Questo prova che loro stanno tentando di conquistare il mondo.
Leggendo attentamente la stampa internazionale, risulta che la ragione per cui la Cina si sta militarmente rafforzando non è tanto la diffusa aggressività degli Stati Uniti, ma il fatto che gli Stati Uniti abbiano accresciuto la loro capacità di individuazione degli obiettivi e siano ora in grado di distruggere le basi missilistiche con strumenti molto più sofisticati, in qualsiasi luogo esse siano, anche se mobili. Chi sta quindi tentando di conquistare il mondo? Certamente i cinesi perché dal momento che noi lo possediamo, loro stanno cercando di conquistarlo. E’ talmente semplice che si potrebbe andare avanti all’infinito. Scegli solo il tuo argomento. Prova, è un buon esercizio. Il semplice principio “noi possediamo il mondo” può spiegare molti dibattiti in materia di affari esteri.—tratto da “We Own the World” 1 gennaio 2008.
2 – “Possiamo fermare la militarizzazione dello spazio? Sembrerebbe di sì. Questo perché gli Stati Uniti sono letteralmente i soli ad insistere. L’intero mondo è contrario, principalmente perché ne è spaventato. Gli Stati Uniti sono molto avanti. Se gli altri paesi nemmeno sognano una dominio totale e il controllo del mondo, sono rimasti troppo indietro; senza dubbio, reagiranno. Ma vorrebbero staccare la spina. E ci sono diversi accordi in essere, supportati letteralmente dal mondo intero e che gli Stati Uniti stanno tentando di revocare. Come ad esempio l’ Outer Space Treaty (Trattato sullo spazio extra-atmosferico, n.d.t.), che proibisce la collocazione di armi nello spazio. Tale accordo fu firmato da tutti, Stati Uniti compresi. Nessuno ha tentato di collocare armi nello spazio extra-atmosferico. Il patto è stato rispettato e se qualcuno lo infrangesse verrebbe facilmente scoperto. Nel 1999, si votò per tale accordo all’Assemblea Generale dell’ONU e i voti furono 163 a 0 con 2 astenuti, gli USA e Israele, che vota automaticamente in accordo con gli Stati Uniti. – “La militarizzazione dello spazio per proteggere gli interessi e gli investimenti USA”, International Socialist Review articolo 19, luglio-agosto 2001
3 – “La globalizzazione è il risultato che hanno ottenuto i governi potenti, specialmente gli Stati Uniti, che hanno fatto ingoiare ai popoli del mondo patti ed accordi volti a spianare la strada alle aziende e ai ricchi verso il dominio delle economie di tali paesi, senza alcun obbligo nei confronti dei loro popoli.” — Profit over People: Neoliberalism and the Global Order (Guadagni alle spalle delle persone: Neoliberalismo e ordine globale, n.d.t.).
4 – “Gli USA chiamano ancora gli elicotteri d’assalto militari con nomi delle vittime del genocidio dei nativi. Nessuno batte ciglio in merito a questo: Blackhawk, Apache, Comanche. Se la Luftwaffe chiamasse gli elicotteri militari con i nomi Ebreo o Zingaro, credo proprio che qualcuno se ne accorgerebbe.” — Propaganda and the Public Mind: dialoghi con Noam Chomsky e David Barsamian.
5 – “Se qualcosa è giusto (o sbagliato) per noi, sarà giusto (o sbagliato) per gli altri. Ne consegue che se è sbagliato per Cuba, Nicaragua, Haiti e molti altri attaccare Washington o New York, allora è sbagliato che Rumsfeld attacchi l’Afghanistan (sulla base di pretesti ancor più insignificanti), e dovrebbe essere sottoposto a processi per crimini di guerra.” “Sul terrorismo,”Noam Chomsky intervistato da John Bolender, Jump Arts Journal, gennaio 2004.
6 – “Supponiamo che la Cina stabilisca una base militare in Colombia per mettere in atto una guerra chimica in Kentucky e North Carolina per distruggere le coltivazioni letali (di tabacco) che stanno uccidendo un altissimo numero di cinesi.” — Noam Chomsky l’ironia della guerra per la droga promossa dagli Stati Uniti in America Centrale ed America del Sud.
7 – Gli Stati Uniti sono ovviamente preoccupati per il potere dell’Iran. Per questa ragione hanno supportato attivamente l’Iraq negli ultimi episodi della guerra tra Iran ed Iraq, con un effetto decisivo sui risultati, e per questo Washington ha continuato a corteggiare Saddam Hussein fino a quando non ha interferito con i piani che gli USA avevano per la regione nell’agosto del 1990. Gli interessi degli USA nei confronti del potere iraniano si riflettono anche nella decisione di appoggiare l’assalto omicida di Saddam Hussein nei confronti della popolazione sciita al sud dell’Iraq, nel marzo del 1991, subito dopo la fine del conflitto. Una delle motivazioni era la paura che l’Iran, stato sciita, potesse esercitare un’influenza sugli sciiti dell’Iraq. Altra motivazione, più in generale, era la minaccia di una rivoluzione popolare che avrebbe messo in crisi gli “equilibri”: ovvero, la minaccia che potrebbero fiorire tendenze democratiche che indebolirebbero lo schieramento delle dittature su cui contano gli Stati Uniti per mantenere il controllo dei popoli di quella regione. Ricordiamo che l’appoggio di Washington nei confronti del suo ex-amico fu esplicito; il comando militare degli Stati Uniti negò addirittura agli ufficiali iracheni ribelli, l’accesso agli equipaggiamenti iracheni sequestrati, mentre il massacro delle popolazioni sciite continuava sotto lo sguardo di ghiaccio di Norman Shwarzkopf (sprannominato Stormin’ Norman, n.d.t.).—“La stabilità”, tratto da The Fateful Triangle,1999.
Per ulteriori approfondimenti si veda la collezione delle migliori citazioni di Chomsky su AlterNet su come realmente lavorano i media negli Stati Uniti.
Fonte: www.alternet.org
Link: http://www.alternet.org/activism/7-brilliant-insights-noam-chomsky-american-empire
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CRISTINA REYMONDET FOCHIRA


Tratto da: 7 INTUIZIONI GENIALI DI NOAM CHOMSKY SULL’IMPERO AMERICANO | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2013/01/23/7-intuizioni-geniali-di-noam-chomsky-sullimpero-americano/#ixzz2IkhjnLAK
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La grande chiazza di immondizia del Pacifico. Una infografica per capire meglio di cosa si tratta. Tratto da: La grande chiazza di immondizia del Pacifico.


La maggior parte di noi è a conoscenza del fatto che esiste una larga chiazza di plastica galleggiante nel mezzo dell’Oceano Pacifico. Quello che forse non tutti sanno è che non è composta solo da sacchetti di plastica e bottiglie vuote. È composta da miliardi di piccoli pezzi di plastica, ed è praticamente invisibile a meno che non la si osservi da molto vicino.
Nota anche come Pacific Trash Vortex, la chiazza si estende su un’area indeterminata, con stime che variano ampiamente a seconda del grado di concentrazione plastica utilizzata per definire la zona interessata. L’accumulo si è formato a partire dagli anni Cinquanta, a causa dell’azione della corrente oceanica chiamata Vortice subtropicale del Nord Pacifico (North Pacific Subtropical Gyre), dotata di un particolare movimento a spirale in senso orario, che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro.

La chiazza è caratterizzata da concentrazioni eccezionalmente elevate di materie plastiche, fanghi chimici e altri detriti che sono stati intrappolati dalle correnti del Pacifico settentrionale. Nonostante le sue dimensioni e la densità, la chiazza non è visibile dalla fotografia satellitare, dal momento che è costituita principalmente da particelle in sospensione nell’acqua. Poiché la plastica degrada in polimeri ancora più piccoli, le concentrazioni di particelle sommerse non sono visibili dallo spazio, né appaiono come un campo di detriti continuo. Si tratta sostanzialmente di una zona in cui la massa di rifiuti di plastica nella superficie dell’acqua è significativamente superiore alla media.
Una precisa infografica ci offre alcuni ragguagli su questa disastrosa piattaforma galleggiante, grande almeno quanto la Penisola Iberica, e creata dall’incuria e dal consumismo dell’uomo.


Tratto da: La grande chiazza di immondizia del Pacifico. Una infografica per capire meglio di cosa si tratta. | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2013/01/08/la-grande-chiazza-di-immondizia-del-pacifico-una-infografica-per-capire-meglio-di-cosa-si-tratta/#ixzz2Ikfv4CuZ 
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mercoledì 16 gennaio 2013

Video: Il debito pubblico non si può arrestare



 Tratto da: Informare per Resistere
http://www.informarexresistere.fr/2013/01/16/video-il-debito-pubblico-non-si-puo-arrestare/#axzz2IBOLo9D2