venerdì 31 maggio 2013

Cento anni di vita racchiusi in 150 secondi


Inviato da  il in Societa'
Racchiudere la vita umana in due minuti. Come? Catturando ritratti di persone che hanno da 1 a 100 anni. Nell'ottobre del 2011, il registra Olandase Jeroen Wolf cominciò a girare nelle strade di Amsterdam con una telecamera in mano, chiedendo ai passanti se poteva filmarli mentre dicevano la propria età. L'obiettivo era riprendere 100 persone per ogni anno di età, da 1 a 100. «All'inizio la mia collezione di persone cresceva rapidamente», ha spiegato l'artista, «ma ha cominciato a rallentare quando si è trattato di trovare i più piccoli e i più anziani». Per motivi diversi, spiega: «I bambini a causa della difficoltà dei genitori a lasciarmi filmare i figli, i più anziani perché non escono molto di casa». La ricerca dei signori in età avanzata, alla fine, si è rivelata la parte più dispendiosa: tra una casa di riposo e l'altra, ci sono voluti diversi mesi per trovarli tutti, compreso una novantanovenne disposta a partecipare al progetto. «Quando finalmente ne ho trovata una, lei ha detto no. Negava addirittura di avere novantanove anni!» racconta Wolf. Poi, però, la signora ha cambiato idea, decidendo di diventare l'ultimo tassello di "100 (5050 years in 150 seconds)". Il risultato è davvero poetico e fa riflettere sulla brevità del tempo a nostra disposizione, ma anche sulla bellezza di ogni stagione della vita umana. Un'idea semplice e bellissima che colpisce al cuore.

Prendersi cura del territorio

Una proposta di buon senso: una fonte di occupazione giovanile, suggerisce Giorgio Nebbia, potrebbe essere una campagna di difesa del territorio per evitare l’erosione del suolo e gli ostacoli al moto delle acque nei fossi, torrenti e fiumi, origine delle esondazioni nelle valli, nelle pianure, perfino nelle città. I costi pubblici di oggi sarebbero molte volte inferiori a quelli futuri certi, che dovremo affrontare se continueremo a fare niente per la difesa del territorio.
di Giorgio Nebbia
-13Occupazione giovanile: è la “nuova” parola d’ordine del nuovo governo. Giustissimo impegno per il quale è giustissimo investire pubblico denaro per incentivare l’assunzione di giovani disoccupati. Un aspetto poco spiegato è, a mio parere, che cosa potranno fare i nuovi occupati nell’agricoltura, nell’industria, nell’edilizia, nei commerci, nei servizi. Si parla di impieghi nell’economia verde, altra parola magica che indica molte attività che vanno dalle fonti di energia alternative e rinnovabili, alla creazione e alla cura di aree protette, alla ristrutturazione degli edifici per renderli capaci di consumare meno energia, o di resistere ai terremoti o alle calamità “naturali”.
Alcune delle proposte di impiego consistono in opportune opere di riparazione dei danni dovuti ad eventi disastrosi come alluvioni o frane, ma credo che grande attenzione i governanti dovrebbero anche rivolgere alla prevenzione di tali eventi, in genere prevedibili. Non a caso Albert Schweitzer (1875-1965), premio Nobel e grande pensatore e profeta della pace e dell’amore per la natura e per la vita, mezzo secolo fa avvertiva che l’uomo ha perso la capacità di prevedere e prevenire e che tale incapacità è la vera causa dei guasti ecologici.
Secondo la mia modesta opinione, una fonte di occupazione giovanile potrebbe essere proprio una campagna di difesa del territorio per evitare l’erosione del suolo e gli ostacoli al moto delle acque nei fossi, torrenti e fiumi, origine delle esondazioni nelle valli, nelle pianure, perfino nelle città. Eventi che ormai in tutte le stagioni dell’anno distruggono edifici, raccolti, campi, case, fabbriche, strade, eventi che costringono le autorità locali a invocare lo “stato di calamità naturale” (che naturale non è) e a chiedere risarcimento allo Stato per miliardi di euro ogni anno. Soldi che potrebbero essere risparmiati in futuro se investiti oggi pagando giovani disoccupati per interventi e opere di prevenzione.
L’idea non è nuova: quando Franklin Delano Rooservelt fu eletto presidente degli Stati Uniti nel 1933, in piena crisi economica, con una spaventosa disoccupazione anche giovanile, in condizioni, purtroppo, simili a quelle odierne dell’Italia e di altri paesi europei, dieci giorni dopo l’insediamento alla Casa Bianca istituì un corpo di giovani lavoratori, i Civilian Conservation Corps CCC, destinati proprio al riassetto del territorio e alla conservazione dell’ambiente. Nell’estate del 1933 trecentomila americani dai 18 ai 25 anni, figli di famiglie disagiate, erano nei boschi, impegnati nei lavori di difesa del suolo che da molti anni erano stati trascurati. Negli anni successivi, fino al 1942, in varie campagne coordinate dal Servizio Forestale nazionale, due milioni di giovani americani piantarono tre miliardi di alberi, costruirono e ripararono 150.000 chilometri di strade collinari e campestri, ripulirono il greto dei torrenti, costruirono dighe e laghetti artificiali, scavarono canali per l’irrigazione, costruirono ponti e 3500 torri antincendio, ripulirono spiagge e terreni. Ai giovani impiegati nei CCC veniva assicurato vitto e alloggio e un salario, in parte trasferito alle loro famiglie bisognose.
Alcuni potrebbero obiettare che l’organizzazione di un simile servizio giovanile ambientale oggi in Italia comporterebbe immediati costi per lo Stato, le cui finanze sono già dissestate; tali costi di oggi sarebbero però molte volte inferiori a quelli futuri certi, che dovremo affrontare se continueremo a fare niente per la difesa del territorio. Per quanto riguarda gli incentivi con pubblico denaro per chi assume giovani lavoratori nelle attività produttive, agricole e industriali, sempre a mio parere, sarebbe giusto che tali incentivi fossero assegnati dopo una analisi di quello che le imprese si propongono di fare.
Troppe volte sono stati chiesti e ottenuti soldi pubblici per iniziative che sembravano di successo e che si sono presto rivelate fallimentari (ne sa ben qualcosa il nostro Mezzogiorno) perché i mercati erano già saturi o perché tecnicamente sbagliate, operazioni finite con profitti per pochi privati e danni per lo Stato, i lavoratori e l’ambiente. Una nuova politica di incentivi all’occupazione giovanile dovrebbe essere accompagnata da attente indagini per identificare quali processi e produzioni di merci ci consentono di diminuire le importazioni e di aumentare le esportazioni, e da un controllo sulla validità delle iniziative produttive e commerciali.
E’ ben vero che il mercato e le imprese devono essere liberi nelle loro scelte, ma ciò vale quando investono o perdono il denaro dei privati; quando invece le imprese operano con incentivi o contributi di pubblico denaro, qualche controllo pubblico sarebbe pur necessario su quello che viene prodotto, sulla localizzazione degli insediamenti, sulle precauzioni che vengono prese per evitare inquinamenti o discariche nocivi. Al di la delle valutazioni di impatto ambientale, ogni volta che c’entrano soldi di tutti sarebbe opportuno, come talvolta è stato, invano, proposto in passato, un pubblico scrutinio tecnico-scientifico e merceologico di che cosa viene prodotto e dove e come. Proporre lavoro in imprese sbagliate o fallimentari sarebbe un ulteriore tradimento dei nostri giovani concittadini disoccupati.

QUESTA E’ LA MENTE OPERATIVA DIETRO L’ALCOA. LA STESSA AZIENDA CHE L’11 SETTEMBRE DIEDE VITA AL GOLPE IN CILE.



di Sergio Di Cori Modigliani
Lasciamo perdere le commemorazioni e le piatte rimembranze retoriche e passiamo subito al sodo che ci interessa, oggi e a casa nostra.
Parliamo dunque dell’Alcoa e di Portovesme in Sardegna.
Di conseguenza, parliamo di scelte strategiche militari e di investimenti di speculazione finanziaria sui derivati nelle commodities del settore minerario.
Quella che si sta combattendo in Sardegna è guerra vera, ma non lo dicono.
Quando parlo di “guerra vera” intendo dire carri armati, bombardieri, ecc.
E di un flusso di cassa permanente di soldi per la criminalità organizzata.
Una brevissima pausa tanto per ricordare quel martedì atroce dell’11 settembre.
Non quello delle torri gemelle nel 2001.
Bensì quello del 1973, quando la Alcoa, la Enron, la ITT e la Citicorp diedero il via definitivo ai fascisti cileni per impossessarsi del potere in Sudamerica con la violenza
Avevano bisogno del controllo economico e finanziario di tutta la produzione estrattiva delle miniere di rame in Cile, del controllo della produzione di alluminio, carbone e zinco nella zona tra Il Cile, il Perù, l’Uruguay e il Paraguay. Fu quella la ragione e il motivo.
39 anni dopo la Alcoa sta di nuovo in prima fila nella gestione del riassestamento strategico delle sue aziende.
L’ufficio operativo marketing europeo nacque e si costituì a Milano, nel 1967, e da lì, grazie all’appoggio dei ceti più conservatori della politica italiana, iniziarono a tessere le fila per il golpe in Sudamerica nei primi anni’70, come tonnellate di documenti hanno ampiamente provato da decenni.

Ho ritenuto opportuno, oggi, quindi, spiegare chi sia la Alcoa.
Chi la dirige, chi la gestisce. Chi c’è dietro.
Per comprendere che non si tratta di una “normale” battaglia sindacale.
Si tratta del nuovo scenario dell’oligarchia finanziaria planetaria da applicare all’Azienda Italia per affossare definitivamente il paese.
Dietro l’Alcoa c’è la Citicorp che ne gestisce la finanza in un fondo creativo il cui management operativo è affidato al nucleo di Black Rock Investment, garantito da Royal Bank of Scotland e amministrato, in ultima istanza, dal quartiere generale di Goldman Sachs (è tutta robbetta ricavata da files pubblici gentilmente offerti nel 2010 e nel 2011 dalla ditta wikileaks di Julian Assange) che in questo 2012 sovrintendono, gestiscono e stabiliscono gli investimenti produttivi nel settore energetico nel pianeta.
Ecuador, Bolivia, Uruguay, Islanda, Australia, Spagna, Italia.
Queste sono le nazioni “strategicamente” più interessanti per Alcoa negli ultimi 10 anni.
Queste sono le nazioni nelle quali, nell’ultimo triennio, Alcoa ha avuto dei seri guai (oltre che perdere ingenti profitti ai quali erano abituati).
Nelle prime quattro nazioni il problema è stato risolto dai governi locali e vi spiegherò come. In Australia è stato affrontato e risolto dal Commonwealth in 36 ore tra il 28 e il 29 giugno del 2012, evitando una pericolosa crisi politica britannica venti giorni prima dell’inizio delle olimpiadi. In Spagna e in Italia (considerate ormai in tutto il mondo le due nazioni più conservatrici, più arrese, più arretrate dal punto di vista politico, completamente commissariate dai colossi finanziari) è stata scelta la linea colonialista, sapendo che in Italia e Spagna, in questo momento, è possibile fare tutto ciò che si vuole perché non esiste nessuna opposizione reale, avendo cancellato l’esercizio dell’informazione giornalistica.
Nessuno spiega chi è Alcoa, che cosa fanno, che cosa vogliono da noi, e perché se ne vanno via, dove, come, a fare che.
La prima botta per Alcoa è venuta dall’Islanda.
I guai per Alcoa (si fa per dire) iniziano in Islanda, agli inizi del 2007, quando un esponente del partito socialista islandese, membro della commissione salute e sanità del parlamento islandese, Helgi Hjorvar, fa una interpellanza parlamentare contro Alcoa sostenendo che “sta ottenendo sovvenzioni statali grazie alle quali ha assunto il totale controllo dell’erogazione di energia elettrica nella nostra isola praticando un prezzo ai consumatori dell’850% superiore a quelli di mercato e a quelli praticati in altre nazioni”. Da lì nasce una tremenda querelle che porterà poi Alcoa, prima a scusarsi, poi a patteggiare e infine, travolta dallo scandalo di corruzione delle multinazionali emerso in seguito al default islandese, a pagare un dazio e poi scappare via.
Ma pochi mesi dopo, alla fine del 2008 arriva la botta dell’Ecuador. Il nuovo governo di Rafael Correa fa arrestare l’intero management di Petroecuador attaccando per corruzione internazionale la società svizzera Glencore, sì proprio quella che la cupola mediatica italiana sostiene oggi sui media blaterando “c’è un cliente interessato all’acquisto”, è proprio quella che –toh guarda caso- è però la stessa azienda; perché, attraverso incroci azionari, rispondono entrambe all’interesse della Citicorp di New York. Fernando Villavicencio, esperto sudamericano a Quito di analisi finanziarie, rivela come e perché l’azienda locale di Alcoa e Glencore, a Quito, sia stata nazionalizzata e l’azienda buttata fuori dal marketing operativo. Il tutto dopo che in data 9 Febbraio 2007, in Bolivia, il presidente Evo Morales aveva dichiarato “insostenibile” il monopolio di Glencore e Alcoa nel settore argento, oro, zinco, alluminio attraverso la “Empresa metalurgica Vinto” nella regione di Oruro e la Sinchi Wayra (capitale finanziario Deutsche Bank e Citicorp) grazie alla corruttela dei precedenti governi, i cui esponenti sono finiti in galera. Nella stessa data, il parlamento boliviano vara un decreto legge in virtù del quale confisca le aziende di Alcoa e Glencore senza alcun indennizzo, nazionalizza le dodici aziende minerarie, e le espelle entrambe dal paese vietandone l’accesso al mercato. Da notare che il presidente della Glencore (uno degli uomini più ricchi al mondo) Marc Rich, è stato indagato in Usa per truffa, aggiotaggio, riciclaggio, sottoposto ad auditing davanti al Senato Usa nel febbraio del 2001 in diretta televisiva, processo concluso in maniera negativa sia per Rich che per la Glencore che per la Alcoa, ritenute colpevoli. La sentenza definitiva venne stabilita per il successivo aprile. Ventiquattro ore prima della notifica, il presidente George Bush intervenne personalmente (potendolo legalmente fare) chiedendo, pretendendo e ottenendo un “perdono giuridico del Congresso” in quanto tali aziende erano costrette a non rivelare la “vera natura del proprio business operativo essendo coinvolte in attività di natura strategica militare coperte dal segreto di Stato”. Il presidente garantì per loro. Nel 2005 l’interpol fa arrestare l’intero management di Glencore, di Alcoa e di African United Mines company nella Repubblica del Congo per riciclaggio internazionale di capitali, aggiotaggio e associazione con membri della criminalità organizzata legata ai cartelli narcos colombiani. E’ tuttora aperta la vicenda nella Repubblica dello Zambia, nella regione di Mopani, dove, approfittando della corruzione dei governanti locali le miniere vengono gestite senza rispettare alcuna norma di sicurezza o di rispetto ambientale. Come l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rivelato in un documento ufficiale presentato a Ginevra da Greenpeace in data 2010, in Zambia, “nella zona prospiciente la regione di Mopani, cinque milioni di persone rischiano la vita in seguito a piogge acide, all’avvelenamento di tutta la falda acquifera dato che la popolazione beve acqua non sapendo che essa non è potabile perché contiene una percentuale di piombo e alluminio superiore del 6.000% al livello massimo di rischio: sono tutte condannate a morte”. L’inchiesta è ancora lì.
In Paraguay, il vescovo Lugo, in quanto presidente regolarmente eletto, in data marzo 2012 aveva annunciato che avrebbe confiscato le miniere di Glencore e di Alcoa nel giugno del 2012 dando loro la possibilità di iniziare un piano di disinvestimento progressivo. Un mese dopo c’è stato il suo defenestramento sostituito da un governo tecnico che ha abolito il decreto affidando alle due aziende il controllo delle miniere del paese.
E così nel 2012 la Alcoa stabilisce che il quadro internazionale sta cambiando e decide di “spostare strategicamente tutte le attività estrattive, produttive e commerciali dal Sudamerica, Europa e Australia nel libero territorio dell’Arabia Saudita” paese medioevale dove c’è la possibilità di avere a disposizione mano d’opera che lavora quasi gratuitamente. Secondo il management dell’Alcoa c’è la opportunità di concentrare tutta la produzione mondiale di minerali fossili in Arabia Saudita con un prezzo di produzione minimo in modo tale da poter avere il monopolio nel mondo. E quindi dettare legge.
In Spagna (dove si trova la più grande azienda in Europa) gli va di lusso. Attraverso le sue consociate finanziarie, il gruppo Citicorp possiede pacchetti azionari di Caixa Bank, Banco Santander, Bankia e Banco Hispanico e quindi controlla il sistema finanziario delle banche erogatrici di credito a tutto il comparto dell’indotto nella provincia dell’Andalusia. 50.000 famiglie finiscono tutte sul lastrico per la chiusura delle miniere, alle quali vanno aggiunte circa 2.000 micro aziende dipendenti, che porteranno la Andalusia a dichiarare default nell’agosto del 2012 chiedendo l’intervento dello stato centrale.
Ma è in Australia che gli va male, ragion per cui sceglie e opta per la chiusura in Italia.
Avviene tutto nel giugno del 2012 quando Alcoa decide di chiudere le miniere nel Queensland, licenziando 2.000 persone che coinvolgono altre 3.600 persone operative nell’indotto. E qui c’è la sorpresa, a dimostrazione che –quando esiste la volontà politica, l’informazione e l’intelligenza- c’è sempre una possibilità di uscita. La Alcoa comunica che chiude le sue miniere e si trasferisce in Sudafrica. 48 ore dopo, il gruppo wikileaks australiano di Julian Assange inonda la rete australiana con notizie, informazioni (e trascrizioni di conversazioni tra diplomatici americani, inglesi, arabo-sauditi, italiani) relative soprattutto all’attività di un tedesco considerato un grande genio, Klaus Kleinfeld, la mente dietro Alcoa, l’uomo la cui immagine vedete qui in bacheca. Nato nel 1957 si laurea a pieni voti nella prestigiosa università di Gottinga e poi prende anche un dottorato di ricerca nell’università di Wurzburg in “amministrazione gestionale di aziende multinazionali” e inizia presto la sua attività, prima come consulente finanziario per Goldman Sachs nei primissimi anni’80 e poi a Duisbrug, Wiesbaden e infine a Francoforte, come responsabile degli investimenti finanziari in Europa per conto del gigante statunitense Citicorp. A metà degli anni’90 entra in Alcoa diventando presidente dal 1996 al 2001, gestendo in prima persona “l’operazione Italia di Portovesme” (dal punto di vista finanziario) prima con l’accoppiata Romano Prodi/Massimo D’Alema nel 1996 e 1997 e poi con l’accoppiata Silvio Berlusconi/Ignazio La Russa nel 2001. Dopodichè viene inviato in Usa dove diventa amministratore delegato della Siemens tedesca, gigantesca multinazionale strategica in campo militare e delle telecomunicazioni. Ma in Germania iniziano le contestazioni contro di lui all’interno del mondo imprenditoriale per i suoi modi autoritari e per l’indecoroso trattamento degli impiegati e degli operai tedeschi nelle fabbriche tedesche. Per anni, Kleinfeld è al centro del mirino della stampa tedesca finché non finisce indagato, accusato di corruzione, abuso di potere e addirittura “atteggiamento autoritario e lesivo della dignità umana dei propri dipendenti” ed è costretto a dimettersi nel 2007, scomparendo nel nulla (ovvero, rientrando come consulente operativo finanziario dentro Citicorp).
Alcoa in Italia nasce nel 1967 a Milano quale ufficio di rappresentanza e commerciale per la gestione delle vendite di materiale di produzione statunitense ed europea alla clientela italiana e del Bacino Mediterraneo. Ma Kleinfeld gestisce, insieme a Citicorp e Goldman Sachs, l’acquisizione della ALUMIX (gruppo EFIM) di proprietà dell’Italia; un’operazione gestita da Prodi e D’Alema che consegnano nelle mani del consorzio Citicorp e Goldman Sachs un pezzo strategico fondamentale per la sovranità e l’indipendenza nazionale senza aver mai fornito dettagli sull’operazione. Alain Belda (personalmente scelto da George Bush, Dean Rumsfeld e Dick Cheney) nel 2001 diventa presidente della Alcoa e chiude un accordo con il governo italiano prima nel 2002 (Berlusconi/La Russa) poi di nuovo nel 2007 (Prodi/D’Alema) e infine il più succoso in assoluto quello del 2009 (Berlusconi/La Russa) che consente alla Alcoa di godere di sovvenzioni governative come “rimborso relativo all’uso dell’energia elettrica” per un totale di 2 miliardi di euro nel 2009, più 1 miliardo e mezzo nel 2010 che raggiungono i 4,5 miliardi di euro nel 2011, a condizione di “garantire l’occupazione permanente e il prosieguo dell’attività produttiva nel territorio sardo”. Quei soldi, in verità, sono finiti nella Citicorp, investiti nei derivati finanziari. Neanche lo vendono l’alluminio: lo producono, lo accatastano, lo immagazzinano e lo danno in garanzia per avere soldi da investire in derivati speculativi.
L’Italia è stata una pacchia per gli speculatori, soprattutto tra il 2007 e il 2011, perché attraverso la malleveria politica ogni multinazionale e grossa azienda –con scusanti varie- si è appropriata di ingenti risorse dello stato centrale (cioè i nostri soldi) per investirli poi a Londra, New York, Francoforte, Honk Kong.
Ma i profitti lucrati non sono mai rientrati in Italia.
Neppure un euro.
Come dicevo sopra, nel giugno del 2012 Alcoa decide di chiudere in Australia “rompendo” il consueto patto: mi dai sovvenzioni statali e io ti garantisco piena occupazione nel settore. Ma in Oceania, la manovra non passa. Fa da ariete Julian Assange (e wikileaks) da due giorni finito dentro l’ambasciata dell’Ecuador, e in Australia monta il dibattito su Alcoa. Perché sul web australiano, sui blogs e sulla stampa mainstream cominciano a comparire valanghe e fiumi di notizie sulla Alcoa, sulla Glencore e sulle loro attività finanziarie. Il primo ministro australiano interviene e risolve il tutto in tre giorni. Telefona alla regina Elisabetta e le dice “Maestà, se queste 4.000 famiglie verranno buttate in mezzo alla strada, riterrò politicamente responsabile la Corona d’Inghilterra e lei personalmente ne trarrà le conseguenze. Sulla base del nostro diritto io denuncio quindi la questione al Commonwealth, pretendendo un’aperta discussione anche all’interno del parlamento britannico a Londra”. Lo fa anche per iscritto. Invia una lettera a Elisabetta (bypassando David Cameron) ma la copia la invia anche ai responsabili del Partito Laburista Britannico (i partiti servono, eccome se servono; il problema non sono i partiti, in Italia, ma la qualità delle persone che li compongono, il che è un altro dire) i quali si incontrano con la regina e risolvono la questione in un semplice colloquio, peraltro informale. La Legge britannica obbliga la regina a non mettere bocca su quello che fa il suo primo ministro (a meno che lei non lo sfiduci) ma il primo ministro non si impiccia del Commonwealth che la Corona sovrintende (Canada, Australia, Bahamas, Bermudas, ecc.). Il ministro degli esteri inglesi viene avvertito e invitato a chiedere alla Merkel che intervenga; evento che si verifica. Kleinfeld viene raggiunto e viene chiuso un nuovo accordo. La Corona mette subito 40 milioni di sterline per pagare gli stipendi dei minatori per due mesi e nel frattempo garantisce che la Alcoa rimane lì e seguiterà a produrre, oppure, nel caso se ne voglia andare, restituisce i soldi che ha avuto e la Corona d’Inghilterra si fa garante, oltre a farsi carico della spesa di riconversione, assumendosi la responsabilità di avere a suo tempo dato il via all’operazione.
Trovate tutto il racconto sul sito (per gli amanti dei link) news.ninemsn.com.au
Perché non farlo anche in Italia?
L’Alcoa o rimane (e ringrazi il cielo) oppure deve restituire i soldi che ha avuto, li deve restituire subito, cash really cash, sufficienti a garantire la tenuta dell’occupazione e riconvertire con un abile piano industriale la zona rilanciando lavoro e occupazione. Si tratta di circa 8 miliardi di euro, praticamente una manovra economica.
Lo sapete che non esiste una fattura, un bilancio, una documentazione, una ricevuta di quei soldi?
Lo Stato italiano per anni ha dato i soldi dei contribuenti a un’azienda gestita da una pattuglia che rispondeva agli ordini di Dean Rumsfeld (ex ministro della Difesa Usa) uomo costretto alle dimissioni in Usa e scomparso nel nulla per pudore, e assiste passivo e silente dinanzi a ciò che sta accadendo?
Perché i sindacati non raccontano la storia vera di Alcoa?
Perché i sindacati non raccontano chi c’è e c’è stato dietro Alcoa?
Corrado Passera sostiene che c’è “un interesse” di Glencore. Ma questa è un’azienda finanziaria che si occupa di investimenti su derivati, l’uno è il braccio dell’altro: che cosa fanno? Un ufficio vende la propria azienda a un’altra stanza dello stesso ufficio?
Ci avete presi per deficienti cerebrolesi?
Il sole24 ore poi viaggia su un delirio da cupola mediatica: “c’è un forte interesse da parte di un’industria svizzera, la Klesh”.
Peccato che anche questa sia una società finanziaria della Citicorp, gestita da Goldman Sachs, già operativa dentro la Alcoa, ex socia di Halliburton, Enron e Pimco Pacific insieme al vice-presidente Usa Dick Cheney, gestita da un management “discutibile” dato che l’intero consiglio amministrativo è composto da individui indagati, denunciati, alcuni condannati per riciclaggio, aggiotaggio, violazione delle norme fiscali, retributive e associative, tra cui falso in bilancio, coinvolti in continui scandali finanziari.
In Sudamerica stanno cercando di liberarsi di questa gente. Quando e se possono, li sbattono fuori dal paese, o li mettono in galera.
In Australia, il governo è intervenuto subito coinvolgendo tutta la city di Londra, minacciando sfraceli. Ha ottenuto un risultato in 48 ore.
E in Italia?
I lavoratori della Alcoa hanno il sacrosanto diritto di combattere per la salvaguardia del loro posto di lavoro, che era stato garantito da accordi inter-governativi di tipo militare.
Ma hanno il dovere civico di chiedere ai sindacalisti “ragazzì….com’è sta storia della Alcoa?” e pretendere da loro che raccontino chi c’era dietro, quali accordi hanno stipulato, quali erano le garanzie reciproche, pretendere l’esibizione di tutta la regolare documentazione dello scambio tra Alcoa e governo, con nomi e cognomi, date e cifre. Se era legale, dovrebbe essere tutto documentato. Se non è documentato, allora vuol dire che non è legale e il Diritto consente di sequestrare gli impianti come si fa con la mafia.
Soprattutto pretendere che si sappia che cosa c’è dietro, oggi, adesso. Ora.
Nella Guerra Invisibile, la battaglia per il controllo delle risorse energetiche è fondamentale.
Gli operai sardi devono chiedere “Perché l’Alcoa chiude, adesso? Dove sono andati a finire i miliardi di euro che hanno ricevuto? Che cosa hanno dato in cambio?”
Ma soprattutto avere il coraggio civile, e civico, di chiedere “A chi hanno dato in cambio qualcosa? Quando? Come? Quanto?”.
Perché di questo si tratta.
Ecco il vero volto dell’attuale governo in carica: gestire e pilotare la crisi per spingere all’angolo della disperazione sociale chi lavora e poi presentarsi e dire: “o finite in mezzo alla strada oppure vi possiamo salvare vendendo questa azienda a Mr. Pinco Pallino perché noi siamo buoni” obbligando la gente (e le aziende) ad accogliere a braccia aperte Mr. Pinco Pallino senza sapere chi diavolo sia. Così entra la criminalità organizzata, e così penetrano le società finanziarie, il cui unico, dichiarato scopo, consiste nella de-industrializzazione delle nazioni.
Vogliamo sapere le condizioni di vendita all’Alcoa scritte nel 1996. Chi stabilì allora il prezzo? Quali parametri vennero usati e applicati?
Vogliamo sapere quali condizioni e postille e clausole c’erano negli accordi strategici sottoscritti dal governo nel 2001, nel 2007 e nel 2009.
Vogliamo sapere come sia possibile che l’Italia nel 1992 era tra le nazioni leader al mondo nella produzione di lingotti di alluminio e adesso è sparita dal mercato.
Coloro che hanno gestito queste manovre sono le stesse persone che oggi pretendono di guidare il presupposto cambiamento.
Stanno tutti in parlamento.
E voi vi fidate di gente così?
“Devono andare tutti alle isole Barbados”.

Quest’anno o il prossimo arriverà l’era glaciale

- Matilde Pellegrino -

“Quest’anno o il prossimo arriverà l’era glaciale“. Sono queste le parole di Habibullo Abdussamatov, fisico solare di fama mondiale e capo della ricerca spaziale presso l’Accademia Russa delle Scienze al Pulkovo Astronomical Observatory di San Pietroburgo. Abdussamatov ricopre anche l’incarico di direttore del segmento russo della Stazione Spaziale Internazionale.
Si tratta del risultato di una accurata ricerca della ISS che ha valutato l’entità dell’irradiazione solare accertandone una notevole diminuzione che anticipa una “mini era glaciale” che dovrebbe raggiungere il suo picco massimo entro il 2040 per poi regredire.
Questa tesi deriva dall’elaborazione di un’ipotesi sostenuta da molti scienziati che vede la causa dell’aumento delle temperature non nell’emissione di CO2, ma nell’attività solare che ha notoriamente degli sbalzi molto forti. Questo avrebbe causato una forte emissione di biossido di carbonio da parte degli oceani. Questa enorme degassificazione oceanica è determinata a sua volta dal maggiore irraggiamento solare a cui sarebbe succeduta una immediata diminuzione e quindi un raffreddamento repentino.
Secondo Abdussamatov e altri scienziati occidentali, durante gli ultimi 1000 anni si sono avuti cinque periodi di freddo corrispondenti tutti ai minimi di attività solare denominati “minimi di Munder”. Si tratta degli anni 1030, 1315, 1500, 1680 e 1805.
Lo scienziato ha inoltre aggiunto: “Marte ha il riscaldamento globale. Questi riscaldamenti globali paralleli, osservati simultaneamente su Marte e sulla Terra, non possono che essere una conseguenza degli effetti dello stesso fattore: un cambiamento a lungo termine nell’irraggiamento solare”.
Gli scettici sono sempre i benvenuti in questo blog:
il dato oggettivo è che quest’anno il termometro, in Russia, ha segnato una decina di gradi in meno rispetto ai valori statistici stagionali, in Francia si è verificato uno degli inverni più rigidi di sempre e così è stato anche in Inghilterra. Inoltre gli esperti prevedono che d’ora in avanti gli inverni saranno sempre più rigide così per qualche decennio e le estati probabilmente più calde. Un chiaro segno che stiamo perdendo gli equilibri scanditi dalle stagioni.

Androidi Robot in riunione ! I Cloni esistono !


Quando vedete una persona...non è detto che sia proprio quella che credete voi...potrebbe essere il suo Clone !

La Siria ha affondato un sottomarino israeliano?

- Gordon Duff -  Veterans Today -
L’attacco nucleare del 4/5 maggio era una ritorsione?
Una storia proveniente dalla Siria, sostiene che l’affondamento di un sottomarino di costruzione tedesca con armamento nucleare del governo d’Israele non solo sarebbe stato parzialmente confermato, ma che l’attacco nucleare pienamente confermato alla Siria, si ritiene esser stato una rappresaglia israeliana per questo naufragio.
È stato riferito che il sottomarino israeliano Delfin, un battello diesel/elettrico di costruzione tedesca, sia stato attaccato e affondato da una torpediniera della marina siriana alle 02:30 del 2 maggio 2013, mentre navigava ad una profondità di 150 metri. Prima del naufragio, una nave dei servizi segreti della Germania era in zona. Dopo la notizia, o forse dovremmo dire l’occultamento dell’affondamento del sottomarino israeliano e l’altrettanto attacco nucleare “non dichiarato” alla Siria, un grosso contingente di navi da guerra russe si è posizionato nella zona.
Le prove si accumulano a sostegno di tale scenario, in cui la Russia è costretta ad utilizzare le sue capacità militari per stabilizzare la regione e disinnescare un conflitto più ampio. L’analisi del video dell’attacco nucleare, due giorni dopo l’affondamento, è conclusiva.
Ciò che poneva una questione era il “perché?” Non c’erano prove che la Siria avesse un obiettivo tale da giustificare il rischio d’Israele di usare un’arma nucleare. Le ipotesi iniziali erano che la Siria potesse avere un impianto nucleare sotterraneo, ma si sono rivelate infondate. Cosa ha spinto Israele, allora? Ora si potrebbe avere la risposta. L’affermazione proviene da Syrianews. Questa è la pubblicazione che ha segnalato l’uso di armi chimiche da parte delle forze ribelli, il 19 marzo, nei pressi di Aleppo. Sono fonti legittime, sicuramente più di qualsiasi media mainstream, e informano  in modo serio e credibile. Ci sono anche ampie conferme che Israele abbia perso un F 16 durante l’attacco.
Questo sarebbe il secondo sottomarino che Israele ha perduto. L’ex HMS Totem, ribattezzato Dakarda Israele quando fu consegnato dalla Gran Bretagna, nel 1968 “scomparve” con tutto l’equipaggio.  Ci furono molte speculazioni secondo cui l’US Navy avesse affondato il Dakar in rappresaglia per l’attacco israeliano che uccise e ferì oltre 200 marinai statunitensi dell’USS Liberty l’anno prima.  Israele ora ammette apertamente di aver attaccato la Liberty, sostenendo che gli Stati Uniti spiavano per conto dell’Egitto nel corso della Guerra dei Sei Giorni  del 1967. Ammissioni apertamente fatte in Israele e insegnate ai bambini delle scuole, ma accuratamente espunte persino dalla storia insegnata nelle accademie militari statunitensi.
Scarne segnalazioni
Le notizie dei media sulla Siria sono le più abissali di qualsiasi conflitto negli ultimi anni. In genere, dichiarazioni infondate a favore d’Israele vengono riportate come fatti e senza nessuna fonte di sorta, mentre le prove video di torture, mutilazioni e uso di armi chimiche da parte dei ribelli non solo non sono trasmesse, ma non sono neanche commentate, anche quando tali prove sono accolte dalle Nazioni Unite. Dei giornalisti russi in missione in Siria hanno consegnato al Segretariato delle Nazioni Unite dei video che mostrano l’attacco con armi chimiche, presumibilmente commesso dai combattenti dell’opposizione nelle vicinanze di Aleppo, il 19 marzo. Lo ha confermato il portavoce del Segretario generale Farhan Haq. Ha detto che le informazioni saranno trasmesse ad Oke Selstemu, capo del gruppo di esperti che indagano sul possibile uso di armi di distruzione di massa in Siria. A fine marzo, Damasco ha notificato al Segretariato delle Nazioni Unite gli attacchi chimici effettuati dagli insorti armati.
Finora, diversi aspetti sono stati elusi dalla censura occidentale:
- Le forze ribelli siriane sono accompagnate da osservatori dell’artiglieria mobile israeliana.
- Gruppi che cooperano con Israele e Turchia vengono addestrati dai servizi segreti occidentali e sono, secondo gli standard statunitensi, classificati come “affiliazioni di al-Qaida“.
- L’uso di armi nucleari, la perdita di un sottomarino e di un aereo da caccia israeliani non sono stati riferiti, ma solo le perdite turche (si è mentito anche sui 3 F-16 persi durante i bombardamenti sulla Siria)
Di seguito, la notizia di Syirianews:
Syrianews può confermare la notizia che abbiamo ricevuto un paio di giorni fa, che un natante della Marina siriana ha distrutto un sottomarino israeliano al largo della costa siriana, a 150 metri di profondità, il 2 maggio 2013 alle 2 – 02:30. Non ci hanno detto il tipo o la dimensione del sottomarino, ma abbiamo la conferma che è stato distrutto. Dai dettagli che siamo riusciti ad ottenere, l’oggetto nemico è stato rilevato e l’ordine di distruggerlo era stato dato a uno dei mezzi vicini, affondandolo con un siluro (non hanno detto di quale tipo), poi è stato monitorato fino allo schianto sul fondale marino, al largo delle coste. Un grande movimento di elicotteri dell’esercito siriano è stato osservato sopra il luogo dove il sottomarino è stato distrutto. Non è la prima volta che la Marina siriana impegna oggetti nemici ed ostili. All’inizio della crisi siriana, la marina siriana aveva avvistato una nave della marina tedesca in missione di ricognizione, scacciandola; un ministro tedesco si era poi lamentato dell’azione della marina siriana, sostenendo che la nave non stava spiando, ma stava solo ascoltando e raccogliendo informazioni!
Un elevato numero di palloni per lo spionaggio israeliani sono stati avvistati sulle costa siriane e i sionisti hanno iniziato a inserire trappole esplosive nei palloni, in modo che esplodano quando toccano il suolo se abbattuti dall’esercito siriano. Da segnalare che Israele, con la benedizione degli Stati Uniti, ha effettuato un attacco contro un pollaio e un deposito di armi nei pressi di Damasco, il 5 maggio 2013, tre giorni dopo che il sottomarino è stato distrutto. Il raid è stato coordinato a terra con i terroristi del fronte al-Nusra, che avevano attaccato 19 diversi posti di blocco dell’EAS intorno alla capitale siriana, all’alba.
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Dario per Franca


"Franca ed io abbiamo scritto quasi sempre i testi del nostro teatro insieme. Io mi prendevo l’onere di mettere giù la trama quindi gliela illustravo e lei proponeva le varianti, spesso li recitavamo a soggetto, all’improvvisa, come si dice... Questo era il metodo preferito ma non sempre funzionava. Si discuteva anche ferocemente, si buttava tutto all’aria e si ricominciava da capo. In verità mi trovavo a dover riscrivere di nuovo il testo da solo. Poi lo si discuteva con più calma e si giungeva ad una versione che funzionasse e che andasse bene a tutt’e due.
Anche Franca è stata l’autrice unica di alcuni testi. Ci sono opere, come per esempio “Parliamo di donne”, che furono stese da lei completamente a mia insaputa. Quando mi ha dato da leggere questa commedia già ultimata sono rimasto un po’ perplesso... e seccato! Ma come ti permetti?!? No, scherzavo...
Io ho proposto qualche variante ma di fatto si trattava di un’opera del tutto personale.
Pochi lo sanno ma la gran parte degli spettacoli che trattavano di questioni prettamente femminili è stata Franca ad averli scritti, elaborati e poi li ha recitati al completo spesso anche da sola. E io mi sono trovato a collaborare solo per la messa in scena.
Vi dirò di più: testi quali Mistero Buffo e Morte Accidentale di un Anarchico - che io avevo realizzato come autore unico - hanno avuto grande successo anche all’estero con centinaia di allestimenti dall’America all’Oriente, per non parlare dell’Europa.
Ma dei nostri lavori quello che ha battuto tutti i record di messa in scena è Coppia Aperta, Quasi Spalancata che è stato replicato con diverse regie per più di 700 edizioni nel mondo. Ebbene l’autrice unica di questo testo è Franca. L’ho sempre tenuto nascosto!
C’è in particolare un lavoro o meglio, un monologo, che Franca ha recitato solo qualche volta quest’anno, e di cui bisogna che io vi parli perché è fortemente pertinente alla situazione a dir poco drammatica che io sto in questi giorni vivendo.
Da tempo Franca aveva scoperto l’esistenza di alcuni testi apocrifi dell’Antico Testamento nei quali la Genesi è raccontata in termini e linguaggio molto diversi da quelli cosiddetti canonici.
Attenti, non sto parlando dei Vangeli apocrifi, ma dell’Antico Testamento... Apocrifo!
Ebbene da uno di questi testi Franca ha tratto un racconto che vi voglio far conoscere, quasi in anteprima. Eccovelo!
Siamo nel Paradiso terrestre. Dio ha creato alberi, fiumi, foreste animali e anche l’uomo. O meglio il primo essere umano ad essere forgiato non è Adamo ma Eva, la femmina! Che viene al mondo non tratta dalla costola d’Adamo ma modellata dal Creatore in un’argilla fine e delicata. Un pezzo unico, poi le dà la vita e la parola. Il tutto “prima” di creare Adamo; tant’è che girando qua e là nel paradiso Eva si lamenta che... della sua razza si ritrovi ad essere l’unica, mentre tutti gli altri animali si trovano già accoppiati e addirittura in branco. Ma poi eccola incontrare finalmente il suo “maschio”, Adamo, che la guarda preoccupato e sospettoso. Eva vuol provocarlo e inizia intorno a lui una strana danza fatta di salti, capriole e grida da selvatica... quasi un gioco che Adamo non apprezza, anzi prova timore per come agisce quella creatura... al punto che fugge nella foresta a nascondersi e sparisce; ma viene il momento in cui il Creatore vuole parlare ad entrambe le sue creature, umane. Manda un Arcangelo a cercarli. Quello li trova e poi li accompagna dinnanzi a Dio in persona.
L’Eterno li osserva e poi si compiace: “Mica male! mi siete riusciti... E dire che non ero neanche in giornata... ! Voi non lo sapete perché ancora non ve l’ho detto ma entrambi siete i proprietari assoluti di questo Eden! E sta a voi decidere cosa farne e come viverci. Ecco la chiave. E gliela getta. Vedete, qui ci sono due alberi magnifici (e li indica), uno – quello di sinistra – dà frutti copiosi e dal sapore cangiante. Questi frutti, se li mangiate, faranno di voi due esseri eterni. Sì, mi rendo conto che ho pronunciato una parola che per voi non ha significato: eternità... Significa che avrete la stessa proprietà che hanno gli angeli e gli arcangeli, vivrete per sempre, appunto in eterno! A differenza degli altri animali non avrete prole, perché, essendo eterni, che interesse avreste di riprodurvi e generare uomini e donne come voi, della vostra razza? L’altro albero invece produce semplici mele, nutrienti e di buon sapore. Ma attenti a voi, non vi consiglio di cibarvene! E sapete perché? Perché non creano l’eternità... ma in compenso, devo essere sincero, grazie a loro scoprirete la conoscenza, la sapienza e anche il dubbio.
Ancora vi indurranno a creare a vostra volta strumenti di lavoro e perfino macchine come la ruota e il mulino a vento e ad acqua. No, non ho tempo di spiegarvi come si faccia, arrangiatevi da voi. ... tutto quello che scoprirete; e ancora queste mele, mangiandole, vi produrranno il desiderio di abbracciarvi l’un l’altro e di amarvi... non solo, ma grazie a quell’amplesso, vi riuscirà di far nascere nuove creature come voi e popolare questo mondo. Però attenti, alla fine ognuno di voi morirà e tornerà ad essere polvere e fango. Gli stessi da cui siete nati.
Pensateci con calma, mi darete la risposta fra qualche giorno. Addio.

No. Non c’è bisogno di attendere, Padre Nostro! – grida subito Eva – Per quanto mi riguarda io ho già deciso, personalmente scelgo il secondo albero, quello delle mele. S devo essere sincera, Dio non offenderti, a me dell’eternità non interessa più di tanto, invece l’idea di conoscere, sapere, aver dubbi, mi gusta assai! Non parliamo poi del fatto di potermi abbracciare a questo maschio che mi hai regalato. Mi piace!!! Da subito ho sentito il suo richiamo e mi è venuto un gran desiderio di cingermi, oh che bella parola ho scoperto cingermi!, cingermi con lui e farci... come si dice?! Ah, farci l’amore! So già che questo amplesso sarà la fine del mondo! E ti dirò che, appresso, il fatto che mi toccherà morire davanti a tutto quello che ci offri in cambio: la possibilità di scoprire e conoscere vivendo... mi va bene anche quello. Pur di avere conoscenza, coscienza, dubbi e provare amore... ben venga anche la morte!
Il Padreterno è deluso e irato quindi si rivolge ad Adamo e gli chiede con durezza: “E tu? ...che decisione avresti preso? Parlo con te, Adamo sveglia! Preferisci l’eterno o l’amore col principio e la fine?” E Adamo quasi sottovoce risponde: “ Ho qualche dubbio ma sono molto curioso di scoprire questo mistero dell’amore anche se poi c’è la fine"." Dario Fo

UE sostiene il prelievo sui conti correnti! La Soluzione Cipriota diventa una legge.

Mentre la Troika prendeva la decisione di salassare i risparmiatori titolari di conti bancari, con più di 100.000 euro, il Presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, spiegava che la soluzione applicata alla crisi greca potrebbe servire da modello nel futuro, innescando una tempesta sui mercati azionari.
Poco dopo, aveva modificato le sue intenzioni, dicendo che Cipro era “un caso speciale”. Ma Dijsselbloem non stava che esprimendo ciò che pensano molti eurocrati, infatti è stato deciso di farne una norma. 
Der Spiegel riferisce che in effetti Michel Barnier, commissario europeo per il Mercato interno e i servizi, sta preparando una legge che permetterà di salassare gli investitori bancari e i titolari di conti bancari prima che un aiuto da parte del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) non sia preso in considerazione, ha detto al giornale tedesco Süddeutsche Zeitung la scorsa settimana.
Il disegno di legge stabilisce una priorità di quello che sarà fatto in caso di liquidazione di una banca: gli azionisti e i creditori saranno i primi ad essere colpiti, poi i depositanti titolari di più di 100.000 euro sui loro conti.  
Inoltre, ogni paese dovrà creare un fondo speciale per salvare le banche che potrà intervenire in seguito. Il MES dovrà essere applicato solo quando le prime tre misure non siano sufficienti a coprire tutte le passività della banca in difficoltà. Questa legge potrebbe essere pronta a giugno.
Alcuni sono preoccupati per l’impatto devastante che questa normativa potrebbe avere sui capitali stranieri:
“Questo porterà a una situazione in cui gli investitori investiranno i loro soldi al di fuori della zona euro”
ha detto preoccupato Luc Frieden Ministro ministro delle Finanze del Lussemburgo, le cui dichiarazioni sono state raccolte da Der Spiegel.
Finora, dal fallimento della banca Lehman Brothers nel 2008, sono stati i contribuenti europei che hanno dovuto pagare per salvare le banche europee, tra cui la banca tedesca Hypo Real Estate (HRE) e Bankia.

Il presidente dell’Unicredit intende servirsi dei conti bancari degli italiani

I depositi non assicurati potrebbero essere utilizzati in futuri fallimenti bancari in accordo con un approccio comune, secondo Federico Ghizzoni, l’amministratore delegato del più grande istituto di credito in Italia, UniCredit SpA. (UCG)
Il test di Cipro ha funzionato, dunque tutti gli altri (bankster) possono fare la stessa cosa, cioè, usufruire dei conti bancari della gente di cui sono responsabili.
I media non ve lo hanno fatto sapere? Eppure é vero.
Su Bloomberg:
Depositi non assicurati potrebbero essere utilizzati nei futuri fallimenti bancari affermano i rulemakers globali d’accordo su un approccio comune, secondo Federico Ghizzoni, l’amministratore delegato della più grande istituto di credito in Italia, UniCredit
Bene! E poichè la Cosa Sarà, Inevitabile … ancora:
Tagli ai grandi depositi in banche in fallimento, insieme ad altre passività come le obbligazioni, per compensare le perdite è accettabile a condizione che i fondi piccoli risparmiatori ‘rimangono protetti, Ghizzoni ha detto ai giornalisti a Vienna ieri in tarda serata. L’Unione europea deve introdurre norme identiche in tutti i suoi Stati membri e, idealmente quelle regole sarebbero coordinate a livello globale“.
Fonti 

Europa: 1 milione di euro per addestrare i funzionari a fare i “troll”

La UE ha deciso di addestrare eurotroll per impedire la diffusione di “sentimenti anti euro”. Così l’anno prossimo voteremo secondo prescrizione.
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Beh che dire, preparatevi: tra qualche mese, ogni volta che qualcuno su Internet, Facebook o Twitter si azzarderà a menzionare certe parole chiave, vedrà l’assalto dei troll pronti ad azzannarlo.
Scrivere “uscire dall’euro”, “MES”, “fiscal compact”, “ritorno alla lira” o altre parole ad alto rischio di critica attirerà subito gli esperti del caso, quelli bravissimi a sfottere, deridere, insinuare, insomma a buttare tutto in caciara. Troll professionisti. L’ha scoperto il Telegraph, che racconta come l’Unione Europea si stia preparando alle elezioni del prossimo anno cercando di preservare se stessa e le proprie istituzioni investendo qualche milione di euro allo scopo. Così l’articolo:
“Particolare attenzione sarà prestata ai Paesi che hanno sperimentato un aumento dell’euroscetticismo“, dice un documento confidenziale dello scorso anno. “I comunicatori istituzionali del Parlamento dovranno avere l’abilità di monitorare le conversazioni pubbliche e il sentiment popolare, per capire gli argomenti di tendenza, e avere la capacità di reagire velocemente, in un modo mirato e rilevante, unendosi alla conversazione ed influenzandola, per esempio, fornendo fatti e distruggendo miti.” Il training per i funzionari comincerà questo mese.
Qualche deputato ha protestato, sostenendo che “spendere più di un milione di euro peraddestrare funzionare pubblici a diventare troll di Twitter in orario di ufficio, è uno spreco e una cosa ridicola”.
Oltre che ridicola, a me pare anche una cosa piuttosto inquietante. Non che sia la prima volta: abbiamo assistito ad invasioni di troll finti-scienziati durante la marea nera della BP due anni fa, e ricordiamo anche l’iniziativa del governo giapponese di offrire viaggi gratis a chi raffreddasse la “paura Fukushima“. Sicuramente, inoltre, c’è al momento in giro un piccolo esercito di troll al soldo di questo o quel partito allo scopo di influenzare le nostre opinioni nell’imminenza delle elezioni. Si sgamano da un chilometro, eh.
Ma è la prima volta che un’istituzione pubblica di tale importanza, come è l’EU,  assoldi troll perorientare le elezioni politiche che la riguardano direttamente nella direzione che ritiene più comoda. E’ un gesto assolutamente antidemocratico, la dimostrazione (qualora ce ne fosse ancora bisogno) che l’istituzione europea così come è oggi è intrinsecamente dittatoriale e fascista.
E adesso, aspettiamo pure l’arrivo degli eurotroll.

I misteri del Lago di Scanno: acque basse, bussole impazzite e uno strano oggetto sul fondo. Il Triangolo delle Bermuda italiano?

Misteriose onde nel lago, forse dovute a corpi magnetici o ad altri fenomeni che hanno spinto alcuni pescatori locali a chiedere l’intervento dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma.

I tecnici hanno monitorato il fondale, individuando rilievi magnetici soprattutto nella zona a nord , nel territorio di Villalago.
Gli esperti hanno condotto i rilievi su due imbarcazioni messe a disposizione da alcuni cittadini.
“Il sospetto è che vi potrebbero essere sui fondali corpi estranei”, commenta Enzo Gentile, pescatore di Scanno, “che darebbero vita ad anomali campi magnetici”.
Potrebbe esserci un UFO sul fondale del Lago di Scanno?
Il Lago di Scanno come il Triangolo delle Bermuda? Forse no, ma sono ancora senza spiegazione i movimenti anomali di onde che i pescatori locali hanno visto formarsi sulla superficie del lago, come se in profondità vi fosse qualcosa che muove l’acqua.
Il fenomeno si è ripetuto varie volte, tanto che alla fine qualcuno si è deciso a segnalarlo all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, quello, tanto per intenderci, che rileva e studia i terremoti. I tecnici dell’INGV, appositamente giunti da Roma con alcune apparecchiature, hanno compiuto rilievi sul lago a bordo di due imbarcazioni senza però arrivare a conclusioni definitive.
Inoltre, nei mesi scorsi si era guardato con preoccupazione all’abbassamento del livello dell’acqua, piombato giù di 6 metri, come una atroce conseguenza al riscaldamento globale e, in parte, alle infiltrazioni e dispersioni causate dal terremoto dell’Aquila.
Secondo alcuni studiosi, l’abbassamento del livello del bacino potrebbe essere riconducibile all’intensa siccità e al terremoto che si verificò nel 2009. Sarebbe questo l’origine di infiltrazioni e dispersioni. La stessa flora e la fauna potrebbero essere messe a rischio. Nel 2004, infatti, un’improvvisa moria di pesci coinvolse il lago, alimentando di fatto i primi dubbi e le prime ipotesi.
Ma quello del livello dell’acqua non è l’unico mistero (né l’unica preoccupazione) che si nasconde in questo lago situato a 930 metri di altezza e di recente insignito della Bandiera blu ed inserito nell’elenco dei siti di interesse comunitario.
C’è infatti il mistero delle bussole dei sub che s’immergono nella zona nord del comune di Villalago. Le lancette degli strumenti, una volta sott’acqua, si dimenticano di segnare il nord e piegano in altre direzioni.
“È accaduto di recente durante le giornate ecologiche che organizziamo con la nostra associazione – racconta al Corriere della Sera Enzo Gentile, ambientalista, pescatore e studioso del lago da una vita –, il fenomeno si è ripetuto diverse volte e a varie profondità.
Per eliminare il dubbio che potesse trattarsi di un fenomeno anomalo, dato che i fondali sono profondi anche trenta metri e non si riesce a vedere granché sott’acqua a causa del buio, abbiamo chiesto aiuto agli esperti”.
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E così, per gettare un pò di luce sulla faccenda, venerdì scorso, sono arrivati i tecnici dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma, Fabio Florindo e Marco Marchetti. Con l’aiuto di due imbarcazioni messe a disposizione da Gentile e dai suoi amici e con una strumentazione speciale, hanno monitorato i fondali alla ricerca di eventuali segnali magnetici. Ora si attende l’esito degli esami.
“Abbiamo utilizzato dei magnetometri e con il sistema Gps abbiamo elaborato una mappa – fa intanto sapere Florindo, che all’interno dell’Ingv è dirigente di ricerca -. Possiamo già dire dai risultati preliminari che ad un certo punto il segnale magnetico cambia, anche se di poco, e che potrebbe trattarsi di materiali ferrosi sepolti nel fondale.
In un solo punto della porzione di lago da noi esplorata c’è un’anomalia negativa molto concentrata, molto localizzata. Abbiamo le coordinate di questo oggetto, stimiamo che misura circa sei metri per due, è di forma ovale, è orientato verso nord-est ma non sappiamo di cosa si tratti. Ulteriori analisi definiranno meglio questa anomalia”.
Dei rilievi compiuti dall’Istituto sono stati informati sia il commissario prefettizio del Comune di ScannoGiuseppe Conti, sia il sindaco del Comune di Villalago,Fernando Gatta. Ci si chiede cosa possa esserci in quel punto. C’è chi pensa a un ordigno della seconda guerra mondiale. Altri fanno notare che il lago, in passato, è stato utilizzato come discarica.
Di recente, con l’abbassamento del livello dell’acqua, sta restituendo parecchie cose. «Abbiamo trovato munizioni, pistole, mitra e altre armi gettate qui da chi voleva disfarsene durante la guerra», conferma il sindaco Gatta.
“E reperti risalenti all’anno Mille, che getteranno nuova luce sulla storia locale di quel periodo”, aggiunge Gentile. Non sarà il Triangolo delle Bermuda ma il lago di Scanno continua a promettere sorprese. E a nascondere segreti.

domenica 26 maggio 2013

Bilderberg 2013. L’agenda dei potenti presentata a Barcellona da D. Estulin



Di Matteo Vitiello - buenobuonogood
Il 2 Giugno 2013, a pochi giorni di distanza dalla riunione 2013 del Bilderberg Group – che quest’anno si terrà poco lontano da Londra, presso l’Hotel Grove (Chandler’s Cross, Watford, Hertfordshire, WD3 4TG, vedi foto più sotto), la persona che più ha contribuito a far conoscere a tutto il mondo il “Club Bilderberg”, Daniel Estulin, sarà a Barcellona  a presentare la sua conferenza  ”Il Governo Mondiale e il Club Bilderberg“ (Hotel Barceló Sants, Plaça Països Catalans, Barcelona). [Clicca per leggere il programma - organizzatore: Lighthouse)
Per chi ancora non lo conoscesse, Estulin è la persona che ha dedicato e dedica la sua vita all'investigazione sulle trame sporche dei "capi del mondo", è colui che ha cercato di fare luce sull'agenda segreta del Bilderberg Group, il "club elitista"  che riunisce ogni anno (dal 1954, data della prima riunione, ndr) i vertici politici ed economici mondiali, al fine di discutere e decidere cosa fare del mondo e come farlo, senza ovviamente chiederne opinione a noi, la comunità civile, i diretti interessati, anzi, cercando di agire quanto più segretamente possibile.
Considerati la censura ed il silenzio stampa ordinato dai proprietari dei principali mezzi di comunicazione  nazionali ed internazionali, coinvolti nella strategia di segretezza del Bilderberg, è solo grazie all'impegno di persone come Daniel Estulin, Jim Tucker (r.i.p., ndr), Alex Jones (e dei loro colaboratori e di molte altre persone che indagano ogni giorno, ndr), almeno per citare i principali giornalisti d'investigazione impegnati a smascherare il Bilderberg, che sempre più persone conoscono l'esistenza delle riunioni Bilderberg.
È necessario che molta più gente s'informi e venga a conoscenza chi sono veramente le persone che governano e quali sono i loro veri ed ultimi obiettivi. Che questi obiettivi non siano la promozione del benessere collettivo, della pace e dell'evoluzione positiva ed armonica della società civile, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti: viviamo in un mondo dove regnano la fame, la guerra e la schiavitù economica della classe media.


Vi vorrei ricordare un paio di cose sul Bilderberg.
Il gruppo Bilderberg fu ideato dal sacerdote gesuita massone Joseph Retingercon la collaborazione del principe olandese Bernardo de Lippe-Biesterfeld, membro della giunta della Farben Bilder, il gruppo d’intelligence della Germania nazista e dei due principali "demoni" dell'economia mondiale: Jacob Rothschild e Laurence Rockefeller.
Volete un rapido riassunto di quella che è l'agenda del Gruppo Bilderberg e di quali sono le loro intenzioni? Eccolo [tratto da: "Bilderberg: ecco la sporca agenda dei capi del mondo"]:
1.     Creare un’identità internazionaleDistruggere l’identità nazionale e la sovranità degli Stati, per costruire un unico governo mondiale.
 2.     Disporre di un controllo centralizzato di tutta la popolazione.  Lavando il cervello alla popolazione, attraverso mass media, Internet e farmaci, per rendendoci servi obbedienti.
 3.      Realizzare una società a crescita zero. Se c’è prosperità, c’è progresso e questo impedisce d’esercitare la repressione. 
 4.     Indurre uno stato di disequilibrio perpetuo. Si creano crisiartificiali che sottomettono la popolazione ad una coazione continua.
 5.      Disporre di un un controllo centralizzato dell’educazione. Sterilizzando e censurando il più possibile la storia del mondo. 
 6.      Avere un controllo centralizzato di tutte le politiche nazionali ed internazionali.
 7.      Ottenere la concessione di un maggior potere alle Nazioni Unite. Per poi operare una tassazione diretta su tutti i cittadini in quanto “cittadini mondiali”. 
 8.      Determinare un blocco commerciale occidentale.
 9.      Espandere la NATO. Man mano che la ONU continuerà ad intervenire sempre più nei conflitti bellici in Medio Oriente, Africa e così via, la NATO si convertirà nell’esercito mondiale, sotto comando della ONU.
 10.  Creare un sistema giuridico unico. Il tribunale Internazionale di Giustizia diventerà l’unico sistema giuridico del mondo.
 11.  Vivere in uno stato di benessere socialista. Nel quale si compensano gli schiavi obbedienti e si sterminano gli anticonformisti.
Insomma in Club Bilderberg è, come ci raccontano alcuni portavoce dei partecipanti e i mass media corrotti, la riunione dove capi di Stato, banche e multinazionali decidono come salvare il mondo e che misure adottare per farci vivere tutti meglio? No, assolutamente. Il Bilderberg è un club di massoni formato da nazisti, banchieri senza scrupoli, aristocratici e trafficanti d’armi, il nucleo più intimo, che gioca al Monopoli ed al Risiko ordinando ai politici cosa fare e ai mass media cosa raccontarci.
E ricordate le parole di William Shannon:
«I membri del Bilderberg stanno costruendo l’era del post-nazionalismo: non avremo più Paesi, ma solo regioni della Terra all’interno di un “mondo unico”. Questo significherà un’economia globalizzata, un “unico governo mondiale” (selezionato, più che eletto) ed una “religione universale”. Per assicurarsi il raggiungimento di tali obiettivi, il Bilderberg si concentra su “il controllo tecnologico e la scarsa sensibilizzazione della pubblica opinione”» 

 e quelle di David Rockefeller:
«Qualcuno crede che formiamo parte di una cabala segreta che attua contro i migliori interessi degli Stati Uniti d’America, qualificando la mia famiglia e me stesso d’internazionalista ed accusandoci di cospirare con altri individui del mondo per creare una struttura economica e politica globale più integrata; un mondo, se si vuole chiamarlo così. Se questa è l’accusa, mi dichiaro colpevole e ne sono orgoglioso»
 e le ancora più esplicite parole del fondatore del CFR Edward Mandell House:
“la popolazione, i governi e le economie di tutti i paesi devono soddisfare le necessità delle banche e delle imprese multinazionali”
Se volete saperne di più sullo stato dell’investigazione sul Bilderberg Group ed approfondire i temi della Nobiltà nera veneziana, l’Impero Britannico, la Commissione Trilaterale, se volete schiarirvi le idee su come funziona veramente il denaro ed i mercati finanziari, su quello che è l’obiettivo ultimo dell’attuale crisi economica e su quelli che sono i progetti per il futuro dell’uomo, andate ad ascoltare Estulin a Barcellona il prossimo 2 Giugno.
Se credete, invece, che siano solo teorie da maniaci cospiratori, continuate a vivere la vostra vita ma ricordatevi che solo pochi anni fa, chi diceva che un giorno l’Unione Europea avrebbe minato il potere e la sovranità dei singoli Stati che ne fanno parte, veniva ridicolizzato ed additato come pessimista e cospirazionista. Oggi è una realtà.
È ora che ascoltiate di più le voci della verità e meno baggianate dei politici in tv.
Matteo Vitiello
Fonte: nocensura.com