giovedì 11 aprile 2013

FMI: Italia prima al mondo per Cds, perciò pagate di più

Credit Default Swap ovvero assicurazioni contro l’insolvenza di un stato. In Italia siamo i primi e vista la volatilità del settore, inevitabile che l’influenza cada anche su di noi e sui nostri costi di finanziamento. Spesso ci si chiede perchè, a paragone con altri paesi, in caso di risultati migliori raggiunti dall’Italia (pochi ma ci sono) gli interessi sul debito sono così alti? La risposta è arrivata: Cds, ossiai Credit Default Swap, quei famosi contratti derivati usati come assicurazione sul credito in caso di insolvenza. In Italia nel 2012 ce ne erano per 388 miliardi cresciuti del doppio rispetto al 2008 quando erano 158 miliardi. Al secondo e terzo posto Spagna (212) e Francia (177) subito dopo. La volatilità dei Cds tende a influenzare, di riflesso anche il mercato del credito italiano particolarmente esposto. LA conclusione arriva nel Global Financial Stability Report di aprile del Fondo Monetario internazionale che punta il dito anche sul mercato dei Cds in generale che da solo rappresenta il 10% di quello globale, crescendo proprio in corrispondenza degli anni della crisi, a discapito degli altri che invece hanno perso terreno. In realtà il processo, in caso di economia sana, vorrebbe che siano i titoli di stato a guidare l’andamento dei Cds mentre sia per Roma che per Washington, altra grande correa, avviene esattamente il contrario. Senza contare che il fattore volatilità è composto anche da cosiddetti fattori collaterali che, pur nn rispondendo a dinamiche strettamente matematiche rendono instabile l’andamento dei costi soprattutto durante periodi di particolare stress economico. Ed è proprio questo margine residuale che sembrerebbe essere il protagonista dell’aumento dei costi, legati per lo più a rischio sistemico e di contagio creato dalla volatilità stessa dei Cds che, per Roma, si compone al 70 % dall’influenza dei Cds sul debito tedesco. di Rossana Prezioso da Trend-online