martedì 14 maggio 2013

LA VERA RAGIONE DELL’INTERESSE USA IN NORD COREA


"Follow the money”,  ovvero “segui i soldi”. La pista economica sembra dare una lettura davvero interessante sulla pesantissima crisi tra Usa e Corea del Nord che minaccia di far esplodere una guerra mondiale. L’America tenterebbe di soffocare militarmente la creazione di una piattaforma economico –finanziaria  alternativa a quella statunitense che potrebbe rivaleggiare con la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.
Molti osservatori si stanno domandando cosa ci sia veramente dietro la mossa di Obama alla crisi nord-coreana quando la Casa Bianca ha fatto poco o nulla nel 2008 quando il paese, guidato allora dal padre di Kim Jong-woon, si rifiutò di accogliere gli osservatori Onu che volevano visitare i suoi impianti nucleari. Anche nel 2009 l’amministrazione americana non fece quasi nulla dopo due test nucleari che alcuni credono aver causato un terremoto di magnitudo 4,7 nella zona.  Di nuovo nel 2010 Il Nord Corea silurò una nave sud-coreana, uccidendo 46 marinai  e sottomise un’isola sud-coreana con pochissime reazioni da parte della Casa Bianca.
Ora invece in risposta alle azioni aggressive del nuovo leader coreano, Obama sta mandando a Singapore una nuova classe di navi da guerra progettate per la guerra sulle coste.  Non solo: il Pentagono ha annunciato che sfodererà un sistema di difesa missilistica direzionato verso il territorio di Guam nel Pacifico per difendersi da possibili attacchi.  Aerei da guerra, jet fighters, aerei spia U-2 e A-10 da attacco sono stati visti volare sopra la Sud Corea in questi giorni, come parte di una enorme manovra di esercitazioni militari.
Insomma una risposta in piena regola, con la possibilità più che concreta di una vera e propria crisi internazionale, la peggiore dalla Seconda Guerra mondiale.
“Nuovo ordine mondiale economico”
Insospettisce che questo “ribilanciamento militare” nella zona del Sud Pacifico avvenga a seguito del tentativo da parte dei paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) di creare un sistema monetario che possa rivaleggiare quello occidentale.  Un vero e proprio “nuovo ordine mondiale economico”.
La notizia è passata sottotono nei media ufficiali ma pochi giorni fa c’è stata la quinta riunione del gruppo BRICS che ha svelato la creazione di una nuova banca internazionale che potrebbe fare breccia nel monopolio finanziario occidentale. La banca userebbe 50 miliardi di dollari come capitale iniziale che sarebbero divisi in modo equo tra Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, anche se l’egemonia della Cina – importante creditore degli Stati Uniti – sembra chiara. Da Mosca Putin avrebbe sottolineato che darà supporto alla banca mentre il ministro del commercio indiano ha sostenuto  come l’impresa miri a “definire un’influenza sull’ordine globale del secolo”. Anche il ministro delle finanze sud-africano Pravin Gordhan ha aggiunto che ottimi progressi sono stati fatti per la creazione di una agenzia simile a quella della Banca Mondiale.
Persino la TV iraniana ha descritto l’accordo dicendo che la Banca del BRICS potrebbe rappresentare un’alternativa al sistema bancario internazionale, una sfida alle istituzioni create dagli accordi di Bretton Woods, ovvero il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. La nuova banca potrebbe funzionare da riserva di scambio straniera e fondo per progetti di sviluppo per paesi poveri e emergenti.
Dalle parole ai fatti: in base all’accordo Cina e Brasile, due potenze emergenti, hanno rimosso quasi metà dei loro scambi commerciali dalla zona di influenza del dollaro, indebolendo la valuta statunitense.
La guerra dei dollari
Alcuni esperti sono scettici che la banca possa effettivamente funzionare, soprattutto a causa di possibili disaccordi sulle quote di partecipazione al nuovo istituto di credito internazionale. I paesi del BRICS vogliono una economia più equa e un ruolo più importante nelle Nazioni Unite.
Uno scenario che sembra sufficiente a scomodare gli Stati Uniti: del resto non è la prima volta che gli interessi economico-finanziari sono la ragione nascosta della politica militare americana sotto il nome di terrorismo. Per chi ha memoria lunga non sfugge che dietro la guerra dei Bush contro l’Iraq che ha portato negli ultimi 15 anni una pesante militarizzazione del Medio Oriente c’era la concreta possibilità che i paesi OPEC scambiassero il greggio in euro invece che in dollari. Il resto è storia.
Conflitto imminente?
Anche se al momento il Nord Corea riceve un monito da parte del potente alleato cinese è chiaro che l’aera asiatica preoccupa l’America e non solo. Ieri il presidente cinese Xi Jinping rivolgendosi  direttamente al dittatore di Pyongyang ha detto infatti che “Nessuno dovrebbe permettersi di gettare una regione o persino il mondo intero nel caos per motivi personali”.  Insomma Pechino non gradisce l’atteggiamento aggressivo del neo-presidente coreano, ma di certo non starebbe a guardare secondo gli osservatori un’americana che volesse riunire sotto la sua egemonia Corea del Sud con Corea del Nord.
Intanto il Nord Corea ha chiesto di evacuare tutte le ambasciate straniere, inclusa la Russia che al momento non prevede di farlo, mentre da Bruxelles si sta ancora valutando la situazione. Stamani invece il Giappone, in previsione di  difendere la popolazione da eventuali attacchi da parte della Corea del Nord, ha disposto  due batterie di missili anti-missile ‘Patriot’ che sono state dispiegate all’alba nel cuore di Tokyo, presso la sede del ministero della Difesa. La guerra sembra alle porte.