sabato 9 febbraio 2013

La Rivoluzione del Filo di Paglia


L’intervista che Masanobu Fukuoka rilasciò durante la sua visita in Italia alla Fondazione Bhole Baba di Cisternino (Br).
Che differenza c’è fra la fede religiosa, l’ideologia, il rigore scientifico o quello morale?
Probabilmente nessuna: tutto rientra nella forma che ogni individuo mette nelle sue azioni. Per Masanobu Fukuoka l’agricoltura non è la mano pesante dell’uomo che vuol cavare il massimo dalla terra. Anzi la terra stessa coincide con il cammino dell’uomo. Quello fatto di equilibrio naturale, biologico, in una parola, quello che oggi viene chiamato sviluppo sostenibile. 
Lui è un precursore, la sostenibilità l’ha praticata, sperimentata ed è diventata filosofia, modo di vivere. Combatte l’aridità e la desertificazione spargendo semidi essenze che potrebbero adattarsi ad una determinata zona, protetti da una capsula di argilla per difenderli da insetti, roditori e uccelli. Poi lascia fare alla natura.  Quello che germoglierà sarà il meglio per quell’area geografica.
Così sta ricostruendo la vegetazione in aree desertiche in India, nel nord della Grecia, su 10 mila ettari attorno al lago Vegoritis, e anche in una zona sperimentale a Cisternino, in provincia di Brindisi. Il problema della desertificazione è cruciale per la nostra generazione e per le prossime, sotto il profilo dell’alimentazione e dell’assottigliamento delle superfici vivibili. Si profilano apocalittici scenari, complici un pluridecennale supersfruttamento agricolo e i conseguenti cambiamenti climatici.
“Quando ero nel deserto degli Stati Uniti - dice Fukuoka - ho percepito che la pioggia non cade dal cielo ma sorge dal suolo. I deserti non si formano perché non c’è la pioggia, al contrario, la pioggia non cade perché la vegetazione è scomparsa”. Ha dedicato cinquant’anni della sua vita all’agricoltura naturale e quindici per combattere la desertificazione. “Anche se tutto ciò può sembrare l’illusione di un contadino che ha tentato invano di tornare alla natura e al fianco di Dio, desidero ugualmente diventare colui che pianta questo seme. Niente mi renderebbe più felice che conoscere altre persone che la pensano allo stesso modo”.
E i suoi semi stanno già germogliando. Qua e là vi sono piccole comunità di persone che hanno sposato un altro ritmo di vita, un altro tempo, rifuggendo i bisogni fittizi imposti dalla società. Anche a Cisternino è stata costituita una fondazione, si chiama Bhole Baba, ha messo a disposizione i suoi terreni che gli stessi fondatori coltivano e in questi giorni ospitano Fukuoka presentandolo e facendolo parlare con intere scolaresche.
La trasferta pugliese si è poi conlusa in una giornata all’Istituto agronomico mediterraneo di Valenzano, con la presentazione del direttore Cosimo Lacirignola. Qui l’abbiamo incontrato. Aveva custodito gelosamente un grappolo di semi di riso, una pianta che riesce a produrre fino a 350 chicchi. La mostra con orgoglio e con timore.
E’ quello che ha prodotto il suo sistema che lascia fare alla natura e che fa gola alle multinazionali della produzione agricola, in barba alla biodiversità e all’interesse degli agricoltori: “a loro sta a cuore solo la produzione”, dice. Ha avuto pressioni per cedere i semi ma non ci pensa nemmeno: ”l’ingegneria genetica ne farebbe degli ibridi, li distruggerebbe e decreterebbe la scomparsa degli agricoltori”.
Signor Fukuoka, lei vuole curare la terra ferita. Fino ad ora quali risultati ha ottenuto sul campo?
Buoni in Somalia, Etiopia e Tanzania. Si è riusciti a creare anche piccoli orti e, in alcuni casi, dopo sei mesi sono spuntate piante di papaia e banane. Ma esiste un deserto peggiore, fatto di pietre, che si trova in Grecia e in Italia. Qui è ancora più difficile. Abbiamo iniziato l’anno scorso in Grecia una semina su 10 mila ettari, cui hanno partecipato tremila persone venute da tutti i paesi d’Europa.
Secondo lei quanto tempo passa tra l’inizio di un processo di rinverdimento e la nascita di piante superiori?
In media cinque anni, ma dipende anche dalla quantità dei semi che si inseriscono in ogni pallina d’argilla….
Articolo tratto da Terra Nuova