domenica 7 luglio 2013

USA, diritto all'anonimato anche per chi condivide file

Utilizzare BitTorrent è una forma di espressione garantita dalla Costituzione: i dati personali degli utenti non possono essere svelati.
L'anno scorso, durante una causa intentata dalla casa produttrice di film per adulti AF Holdings per questioni di pirateria via BitTorrent, diversi provider si erano visti obbligare da un giudice a rivelare i dettagli personali di oltre 1.000 utenti coinvolti nella vicenda. Prima di obbedire gli ISP - Verizon, AT&T, Time Warner e Cox - hanno deciso di ricorrere in appello, richiesta presa in considerazione nello scorso mese di maggio. I provider affermavano che la decisione del giudice di concedere l'accesso ai dati di oltre 1.000 persone all'interno di un unico procedimento legale era contrario alla stragrande maggioranza di decisioni prese di recente in casi analoghi.Ora agli sforzi dei provider si sono aggiunti quelli di alcune associazioni per i diritti civili, quali la Electronic Frontier Foundation, l'American Civil Liberties Union, Public Citizen e Public Knowledge. Costoro hanno scritto e firmato insieme un memoriale consegnata alla corte quali amici curiae, che è ora stato accettato dal tribunale e nel quale mostrano come sempre più giudici stiano emanando sentenze contro i detentori del copyright che pretendono i dati dei condivisori. «La marea sta cambiando, poiché i giudici in tutto il Paese si stanno rendendo conto che questi procedimenti sono essenzialmente uno piano di estorsione» hanno scritto le associazioni, che sono quindi passate ad argomentare. Cuore della loro obiezione è il fatto che anche l'atto di condividere materiale tramite BitTorrent è protetto dal Primo Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, ossia quello che garantisce la libertà di parola. Rivelare le identità di coloro che utilizzano BitTorrent - sostengono la EFF e gli altri - significherebbe violare il diritto a esprimere le proprie opinioni restando nell'anonimato, che si estenderebbe anche alle comunicazioni via Internet. «L'utilizzo di BitTorrent per scegliere e condividere film è una forma di espressioni e, perciò, è protetta dal Primo Emendamento» scrivono le associazioni, punto di vista peraltro condiviso da alcuni giudici chiamati a decidere su casi analoghi.Per questa ragione le associazioni chiedono che le richieste di AF Holdings non vengano esaudite: occorrono delle prove certe che il reato di cui le oltre mille persone coinvolte sono state accusate sia davvero stato commesso prima di poter ottenere i loro dati personali. Fonte : http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=19523